The Strange Flowers

Canzoni per attraversare una terra desolata: The Strange Flowers – Crossing A Wasteland.

In un tempo in cui il rock è addomesticato dal mainstream mediatico, i pisani Strange Flowers, eterni outsider, continuano a offrire “pearls at swine”, titolo del loro disco di sette anni fa: Crossing A Wasteland, pubblicato oggi, ha il senso delle cose belle e imperfette. Erratico e irregolare come la loro storia in nove album più la raccolta dei trent’anni andata in classifica iTunes in Norvegia, più una miriade d’incisioni sparpagliate e concerti in giro per l’Europa, il lavoro è tenuto insieme da una feroce coerenza di fondo.

Le dieci canzoni, in qualche caso brevi composizioni, non cedono un millimetro alla tentazione di piacere o di compiacersi, ma raccontano urgenze espressive la cui forza è la fedeltà a sé stessi e ai propri malesseri veri e immaginati. Insieme dal 1987 con tanti avvicendamenti e l’unica continuità di Michele Marinò, chitarra ritmica e voce, che sta a loro come Robert Fripp ai King Crimson, gli ex ragazzi di Pisa mostrano così di credere disperatamente, anche contro l’evidenza, nella musica come espressione di antiche libertà e inquietudini.

La formazione

L’ultima formazione comprende tre dei quattro fondatori: oltre a Marinò, Giovanni Bruno alla chitarra solista e Alessandro Pardini al basso, a cui si aggiunge il più giovane batterista Valerio Bartolini. Stanno insieme da tre anni e l’altro album che hanno realizzato è stato, nel 2020, Songs for Imaginary Movies. L’originale ispirazione psichedelica e garage li ha portati a sonorità più mature ed eclettiche senza perdere l’ottimismo della volontà.

Le tracce di The Strange Flowers  – Crossing A Wasteland

Crossing A Wasteland inizia con il breve psichedelismo motorik di Street Market By The Sea per inoltrarsi nel suono epico, avvolgente, della successiva Extremities Somehow. È una delle fulgide vertigini ipnotiche dell’album insieme alla claustrofobica, ammaliante, Dressed In Light And Tears e alla languida, didascalica Love In The 21th Century. Altrettanto notevoli, ma più radiofoniche e meno sperimentali, l’intensa Horses seguita dalla morbida, palpitante Take Me Away, ennesimo lascito delle registrazioni demo effettuate da Marinò negli Stati Uniti nei tardi anni Novanta.

Mother Of The Eagles, dall’incedere dylaniano, l’apocalittica Wasteland in chiusura, completano mirabilmente insieme a due incursioni pop con il pianoforte in primo piano: la nostalgica A Transient Landing, la meno convincente Thinking Of Brian In A Foggy Day.

Il rock che continua a vivere

Nell’epoca in cui l’impero della musica fa diventare famosi mediocri ragazzotti tatuati che sventolano sul palco la bandiera dell’Ucraina potrebbe sembrare che non ci sia spazio per gli Strange Flowers. Invece è proprio grazie a dischi come questo, fatti con sensibilità e coraggio, che il rock, o quello che è diventato, riesce a non morire.

The Strange Flowers - Crossing A Wasteland
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Pietro Andrea Annicelli è nato il giorno in cui Paul McCartney, a San Francisco, fece ascoltare Sergeant Pepper’s ai Jefferson Airplane. S’interessa di storia del pop e del rock, ascolta buona musica, gli piacciono le cose curiose.

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