The Afghan Whigs – How Do You Burn

Caldissimo ritorno per The Afghan Whigs con How Do You Burn.

Evidentemente il disco solista di Greg Dulli Random Desire, uscito da circa due anni e mezzo, non preludeva a un secondo scioglimento degli Afghan Whigs: ed ecco arrivare, cinque anni dopo In Spades, la loro ultima fatica, con un titolo, How Do You Burn, che è tutto un programma e al quale il contenuto tiene sostanzialmente fede.

Un disco dalle atmosfere varie

Si “brucia” infatti già col brano d’esordio, quel I’ll Make You See God introdotto da un riff di chitarra quasi punk e sostenuto, specialmente da un certo punto in poi, da una batteria martellante; su questo “tappeto sonoro” si staglia la tipica voce acuta di Dulli. Tutt’altra atmosfera nella successiva The Getaway, una ballatona rock giocata su ritmi assai soft che “costringe” anche la voce del leader ad ammorbidirsi alquanto. I due “stili” quasi si fondono in Catch A Colt, dove in diversi passaggi fa capolino quella nota di angoscia che ha caratterizzato in passato molte delle cose migliori della band, a cominciare da Gentlemen, e dove alcuni brevi assolo di chitarra danno perfino un tocco di psichedelia.

I testi di Greg Dulli

Segue uno dei brani migliori del disco, quell’Jyja aperto da una introduzione quasi sinfonica e caratterizzato da un uso discreto dell’elettronica e da cori di voci femminili che accompagnano la voce di Dulli, che torna a farsi acuta per recitare un testo che sussurra e grida la necessità di ribellarsi al malessere esistenziale che ci attanaglia: “Brother, now we must seek the light / Want you to believe, get off your knees / For it is time for us to fight … Look for the evidence, forget the etiquette / I like to know where I’m going”. Una risposta può forse essere trovata nell’amore verso un altro essere umano, per quanto in Please, Baby, Please la domanda resti sospesa: “I gotta know what I’ve been looking for / Is it you?”. A Line Of Shots potrebbe – eccezion fatta per la voce di Dulli, così diversa da quella di Bono – uscire da un disco degli U2 del periodo d’oro, con un testo che continua a veicolare lo stesso messaggio di desiderio di evasione definitiva da una condizione esistenziale angosciosa e angosciante: “You hurt so long / Here comes the dark moment / Come along they’re waiting / Come along they’re waiting / For us to run / But for us to run is running away”.

I testi degli altri brani continuano su questa falsariga, rivestiti da sonorità in puro stile Afghan Whigs, anche se qua e là affiorano reminiscenze e “prestiti” altrui: ad esempio, Take Me There richiama abbastanza da vicino certe modalità compositive tipiche, fra gli altri, degli Algiers. Concealer è una delicata love song in cui Dulli si trasforma quasi in crooner mentre il brano finale, dal significativo – ed evocativo – titolo In Flames chiude con un messaggio tutto sommato ottimistico: “On the dark side of a dark town  / I’ll be the way you see me now”.

How Do You Burn mostra The Afghan Whigs in ottima forma

Forse non siamo ai vertici di Gentlemen, ma How Do You Burn ci dice comunque chiaro e tondo che gli Afghan Whigs sono vivi e lottano insieme a noi e che Greg Dulli non ha affatto smarrito il suo talento di songwriter; che anzi, in virtù di certe smussature di angoli, esce ulteriormente raffinato.

The Afghan Whigs – How Do You Burn
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“Giovane” ultrasessantenne, ha ascoltato e ascolta un po' di tutto: dalla polifonia medievale all'heavy metal passando per molto jazz, col risultato di non intendersi di nulla! Ultimamente si dedica soprattutto alla scoperta di talenti relativamente misconosciuti.

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