Travis Scott alla sua prova migliore con Astroworld.
Jacques Berman Webster ossia Travis Scott è un rapper e produttore abbastanza conosciuto da noi, una star negli USA dove ha già centrato le classifiche. È di Houston, dunque southern hip-hop, come la sua musica dimostra. Astroworld è il terzo disco ufficiale a suo nome ed è decisamente il migliore dei tre. Soprattutto grazie a una produzione perfetta e a una valanga di ospiti. Risultato: il disco è da subito numero 1 della classifica Billboard.
Astroworld
Al di là del risultato in classifica, Astroworld ha ricevuto recensioni decisamente migliori rispetto ai due precedenti. È in effetti un caleidoscopio di generi differenti: southern, trap, psichedelia (l’iniziale Stargazing già mette le cose in chiaro). E al di là delle atmosfere, ci sono parecchie canzoni di grande presa. Soprattutto, nonostante le diciassette tracce, riesce a non annoiare. Come detto, gli ospiti sono tanti; ma anche alla produzione Astroworld vede almeno una ventina di nomi, non tutti consueti. Tame Impala/Kevin Parker produce Skeletons, che comprende oltre lui anche Pharrel Williams, The Weeknd e il musicista prog svedese Reine Fiske. Insomma, con Astroworld Travis Scott fa sul serio.
Le canzoni migliori di Astroworld
Oltre a Skeletons, difficile non citare Carousel con Frank Ocean, momento molto intenso. Al pari di Stop Trying to Be God con la partecipazione di James Blake. Bella anche la psichedelica Sicko Mode con Drake. Ma pure lì dove Travis Scott sceglie soluzioni più leggere e orecchiabili ci sono ottimi risultati: è il caso della super trap (molto Migos) Butterfly Effect e di Wake Up con The Weeknd. Bella anche la conclusiva Coffee Bean, il momento più personale per un Travis Scott che in genere non si spende molto nei testi.
Will the real Travis Scott please stand up?!
Insomma, non c’è dubbio che Astroworld sia un disco perfettamente riuscito. L’unica cosa che lo tiene lontano dall’eccellenza è proprio Travis Scott, del quale è difficile definire con certezza stile e personalità. In molte fra le canzoni citate i suoi ospiti spiccano più di lui, che pure è ottimo rapper, o comunque sono meglio riconoscibili. Altri dischi e altri musicisti si servono di schiere di collaboratori e produttori. Però, tanto per fare un esempio, quando ci mette voce e personalità Béyonce non ci sono dubbi su chi sia la protagonista. Così non è per Travis Scott, che sembra servire più da catalizzatore. È un difetto fino a un certo punto, perché alla fine è il risultato che conta (migliore di molta produzione dello stesso genere), e Astroworld rappresenta un risultato importante in una carriera ancora giovane.
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