Tune-Yards torna con un affascinante viaggio musicale, fra lo-fi, pop e world-music.
tUnE-yArDs (più semplicemente Tune-Yards) è il progetto musicale di Merril Garbus, giovane musicista originaria del New England. Sin dagli esordi beniamina della critica internazionale, Garbus ha sempre proposto una musica estremamente elaborata, dalle sonorità complesse e non sempre di facile recezione. Un interessante mélange di art-pop, musica elettronica e world music abita l’universo di Merril. L’ultimo album, I Can Feel You Creep Into My Life, non fa eccezione e presenta 12 tracce che in circa tre quarti d’ora intrattengono e allo stesso tempo affrontano con coraggio e intelligenza tematiche politiche scottanti.
Heart Attack apre subito le danze con prepotenza. E’ un brano ritmatissimo che Garbus racconta di avere composto con un OP-1, un sintetizzatore compatto multitasking. La lettura di Last Night a DJ Saved my life, libro scritto da Bill Brewster e Franck Broughton nel 1999 ha contestualmente influenzato le sonorità della traccia, conferendole delle nuances anni ’80 estremamente sincopate. Right, left, right, left, fantasy, fantasy/Don’t let them pave my feet down or I’ll drown/(Coast to coast), recita la prima strofa di Coast to Coast, brano a sfondo politico, in cui evidenti sono le allusioni alle traumatizzanti elezioni presidenziali americane.
Matrimonio riuscito fra musica elettronica e atmosfere africane
In più di una canzone sono evidenti le allusioni al continente africano. Colonizer, una dei momenti più interessanti dell’album, ne è un esempio. Sia i ritmi che il testo, infatti, rimandano all’Africa nera, coniugando l’elettronica con ritmi da world music. I use my white woman’s voice to interpret my travels with African men/I turn on my white woman’s voice to contextualize acts of my white women friends/I cry my white woman tears carving grooves in my cheeks to display what I meant, canta Merril.
Parte vitale e integrante del duo, il bassista Nate Brenner firma insieme a Garbus tutti i pezzi dell’album. Fra questi anche le tracce più dance e marcatamente anni ’80 come Look at Your Hands, primo singolo e video promozionali.
Probabilmente non l’episodio migliore di un album che ha invece tanti momenti preziosi e di grande qualità. Come la bella Who Are You, dalle atmosfere jazzate e intriganti, e la ancora più bella Home che affronta con autoironia e intelligenza l’annosa e attualissima questione di genere e nella quale domina sullo sfondo il saxofono di Matt Nelson.
Nel complesso un lavoro estremamente intrigante e pieno di fascino fra i più interessanti di questo debutto 2018.
Milanese trapiantata a Parigi, fra filosofia e diritto, le mie giornate sono scandite dalla musica. Amo la Francia, il mare e il jazz. I miei gruppo preferiti ? I Beatles, i Radiohead, gli Interpol e gli Strokes.
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