Album della maturità? Parliamo di Tyler the Creator e del suo nuovo Chromakopia.
The biggest out the city after Kenny, that’s a fact now: così afferma Tyler the Creator in Rah Tah Tah, seconda traccia del suo nuovo album Chromakopia. Il riferimento è a Kendrick Lamar, ormai in una posizione intoccabile dopo lo scambio di diss con Drake, rispetto al quale Tyler si dice dunque secondo. Entrambi di Los Angeles, i due, che sono peraltro amici, non potrebbero essere più diversi. Nonostante a Tyler, the Creator non manchino qualità di rapper, la sua caratteristica principale risiede nelle capacità di produzione: e questo davvero lo rende unico, totalmente in controllo di ogni suo progetto, dalla scrittura all’esecuzione dei beat e delle parti vocali.
Il settimo album è una conferma
Chromakopia, il settimo album in studio per Tyler the Creator, ne conferma i meriti. È una complessa esplorazione della fama, della paranoia, del dubbio e della crescita personale. È anche un album difficile da definire: disordinato, altalenante, riflette le incertezze e le contraddizioni dell’attuale fase attraversata dai Tyler: a trentatré anni, ex enfant prodige ed ex maledetto, il raggiungimento della maturità non si traduce per lui nella cancellazione delle asperità, per cui il disco passa da momenti di rumorismo lontanamente discendente dal miglior Kanye West, a ballate che molto devono allo stile di Pharrell e dei suoi NERD.
Chi è Chroma?
Anche il lato fumettistico da sempre presente non viene dimenticato. Per Chromakopia, Tyler the Creator si è ispirato a Chroma the Great da The Phantom Tollbooth, un personaggio che colora un mondo grigio con una magica orchestra. Saint Chroma rappresenta l’intento di Tyler di portare chiarezza e colore nei regni caotici e monocromatici della celebrità e dell’identità personale: persona o personaggio? Acconciatura, maschera, postura dei video (e della copertina: si discute se ispirata a Heroes di David Bowie) indicano che a Tyler non dispiace giocare. Più che offrire una storia chiara, Tyler crea un album che si presenta come un collage, in cui ogni brano rivela un frammento della sua psiche.
Dall’energia vibrante di tracce come Rah Tah Tah alle vulnerabili riflessioni sulla paternità in Hey Jane, Tyler spazia dall’autoironia alla spavalderia. In Darling, I riflette sull’ambivalenza del suo successo: “Nessuno potrebbe soddisfarmi come fa questa musica / Sarò solo con questi Grammy quando tutto sarà detto e fatto”. L’album è guidato dalla voce della madre di Tyler, Bonita Smith, a sottolineare i caratteri personali e introspettivi del disco.
Chromakopia conferma i molti talenti di Tyler the Creator
Dal punto di vista musicale, Chromakopia oscilla tra sperimentazione e piacevolezza, con riferimenti al passato artistico di Tyler, che danno un senso di evoluzione costante al suo stile. Sticky ricorda gli Odd Future, con versi incisivi di Sexyy Red, Lil Wayne e GloRilla, sebbene ovunque il protagonista resti uno soltanto. Tyler mescola generi ed epoche, come nella scelta di campionare i fiati di Get Buck di Young Buck, che donano a Sticky una qualità nostalgica e anthemica, richiamando l’hip-hop che ha influenzato la sua giovinezza. Noid, invece, cattura la paranoia di Tyler attraverso l’intensità delle melodie sintetizzate e i campioni della Ngozi Family, creando un paesaggio sonoro oscuro che riflette i suoi conflitti interiori. Take Your Mask Off, uno dei momenti migliori, nonché dei più immediati, mostra le qualità di rapper di Tyler.
Il disco avrebbe potuto giovarsi di una maggiore concisione. Dopo diversi ascolti, brani come Judge Judy o Balloon (almeno sino al finale con Doechii) mi paiono superflui, ma è una questione molto personale. Chromakopia conferma le grandi qualità di Tyler the Creator, non secondo a Kendrick Lamar, ma un’altra cosa, uno dei pochi in grado di costruire un suono e uno stile originali.
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