Dopo l’innocenza gli U2 cantano l’esperienza.

Sarebbe stato molto facile stroncare questo disco del gruppo irlandese per eccellenza, sentendo solo le tracce consegnate ai social. E’ da molto tempo che gli U2 non centrano un disco, pur continuando al contrario a funzionare piuttosto bene come live act. Inoltre il precedente disco, Songs Of Innocence, era uscito in modalità anticipata (antipatica?) come bonus gratuito su iTunes, generando un rumore di fondo che ne ha diminuito l’impatto indipendentemente dalla qualità delle canzoni. Addirittura, in quell’occasione, Bono in persona fu costretto a scusarsi per l’azzardo nella gestione promozionale. Forse dopo aver letto la recensione di Tomtomrock che aveva assegnato all’album il voto più vertiginosamente basso nella storia del sito…
Paradosso: dimenticare gli U2 per apprezzare Songs Of Experience?
Adesso, sfruttando l’onda lunga della ripubblicazione di The Joshua Tree, arriva il seguito, Songs Of Experience. Bisogna allora sforzarsi, pulire bene la cronologia del nostro hard disk di vecchi fan del gruppo, provare a dimenticare i passi falsi e tutto quello che ci ha allontanato dal gruppo che, partendo dalla periferia occidentale dell’Europa, fece sognare un po’ tutti.
Torniamo per un attimo indietro di trent’anni, agli adolescenti che dalla copertina di October si guardavano attorno, stupiti di se stessi; improvvisamente asfaltati dalla celebrità, adorati dalla critica (almeno finché accompagnati dal duo magico Eno/Lanois) o affiancati a forza da personaggi forse più ingombranti di loro, come i Pavarotti o i Johnny Cash di fine carriera…
Gli U2 odierni suonano umili. Solo a tratti, s’intende
Eppure questo disco è di un’onestà quasi commovente, pur essendo lungo e autocelebrativo in molti punti. Saltando gli episodi più imbarazzanti, che meriterebbero l’esilio sul pianeta Rattle And Hum, ci sono buone ballate, come 13 (There Is A Light) o l’introduttiva Love Is All We Have Left, che porta la novità di un blando trattamento sintetico alla voce. Anche il resto è fresco di un mezzo bagno d’umiltà. Un bagno che, se durasse, potrebbe anche portare buoni frutti. Comunque la pensiate, qui è Natale, facciamo i bravi, che nessuno è perfetto e al posto di questo potrebbero pure regalarvi i Coldplay.
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