Recensione: Virginia Wing - Private LifeFire Records - 2021

I Virginia Wing di  Private Life sorprendono, e non è poco.

… Si può? Intendo, si può iniziare una recensione con tre puntini di sospensione? Nel caso dei Virginia Wing credo sia assolutamente necessario.

Recensione: Virginia Wing - Private Life
Fire Records – 2021

Ora, la band è un trio mancuniano formatosi nel 2012 partendo da emissioni alt-indie e fin qui diciamo che la storia non è nuova. La questione è che, all’alba di questo 2021 (l’inversione delle ultime due cifre è già esemplare), sfornano questo Private Life che, lo ammetto con candore e innocenza, sfugge a qualsiasi classificazione a me nota, e questa è una buona notizia. Talmente radicata è l’abitudine ad andare a cercare il pelo nel noto e nelle note che recensire oggi, talvolta, rischia di diventare esercizio dietrologico, rimembranza proustiana, malinconia alla pizzaiola e quindi, quando alle orecchie di noi scrivani non più piccoli e neanche tutti fiorentini, arrivano dischi come questi ci si rallegra il Cuore…

Virginia Wing – Private Life: un pop indefinibile

Promotori di un pop obliquo e apolide, i Virginia Wing riescono, nello spazio di 12 songs a trasportarci in ipotetici sushi bar dove , in un angolo Bowie e Prince si scambiamo hosomaki al salmone,  in periferie vicine a Nuova Delhi in cui uomini santi ascoltano jazz con gli earphone nascosti nei turbanti, nelle vicinanze della nipponica foresta dei sucidi a far da monito ai visitatori di rientrare entro le ore 18… e così potrei proseguire per righe e righe se servisse a stimolar curiosità nel lettore.

 

Un lavoro musicalmente polisemico di affastellamento e sottrazione, loop lontani di suoni concreti mischiati a metronimie spezzate ed inconsuete, ma soprattutto  la voce di Alice Merida Richards usata come strumento ritmico e vero e proprio mappamondo di inflessioni nelle coralità che accompagna il lavoro mostruoso, nel senso latino del termine, di Sam Pillay e Christopher Dulpin. Difficile stabilire cosa sia realmente suonato o frutto di campionamenti tanto il lavoro di frantumazione raramente così utilizzato, è complesso e intelligente/mente strutturato. Una roba così, se proprio devo fare, me lo si conceda per limiti di età, un paragone, la si coglieva nelle prime opere di Sakamoto o negli ultimi ostici Momus, ma i paragoni, vedi sopra, sono solo rimembranze personali, ognuno ci troverà e ci ascolterà quello che vuole, meglio ancora se nulla.

Sperimentale a suo modo

Sarei quasi tentato di definirlo un album sperimentale e, di fatto, siamo davvero al confine tra la music popolare e quella di ricerca; comunque direi che è una vera e propria esperienza sotto punti i punti di ascolto. Un plauso, infine, alla Fire Records sia per l’ardire delle sue proposte (vedi anche gli ottimi Rats on Raft da me già elogiati su questi piattaformati lidi) che per il consentirci di uscire da comfort zone sonore più o meno tediose.

Impressionisti impressionanti.

Virginia Wing - Private Life
7,8 Voto Redattore
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Collaboratore per testate storiche (Rockerilla, Rumore, Blow Up) è detestato dai musicisti che recensisce e dai critici che non sono d'accordo con lui e che , invece, i musicisti adorano.

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