Nistri - PanichiSnowdonia / Audioglobe

Vittorio Nistri e Filippo Panichi approdano a un doveroso progetto a quattro mani.

Vittorio Nistri e Filippo Panichi sono da anni protagonisti della scena underground toscana. Tastierista il primo (nonché fondatore e animatore di band come Deadburger e Ossi), chitarrista piuttosto ‘solitario’ il secondo, ma entrambi attenti sperimentatori delle possibilità offerte dall’elettronica in campo musicale. Era probabilmente scritto da qualche parte che prima o poi decidessero di dar vita a un progetto comune.

Come si può intuire da queste premesse l’elettronica recita una parte fondamentale nel disco, ma si tratta di un’elettronica assai personale, fatta con una strumentazione inusuale e low cost che molto si affida non al computer ma all’intervento diretto di mani – e soprattutto menti – umane. Mani, in particolare quelle di Panichi, usate non solo per suonare ma anche per fabbricare alcuni degli strumenti usati, come ad esempio il “pipistrellator” – un rilevatore di ultrasuoni in origine progettato per tracciare i percorsi dei pipistrelli in volo – che nel brano La Risacca Dell’Alba è usato per captare certe particolari frequenze prodotte dallo sfregamento di un pezzetto di cellophane. O come il “mollofono” a base di molle elettrificate che si ascolta in La Costante Elastica.

Nove brani dai titoli assai suggestivi ed evocativi per più di cinquantacinque minuti di musica avvolgente ed affascinante, peraltro con più di un momento inquietante, in cui l’elettronica si fonde mirabilmente con le raffinate partiture che Nistri cesella per i suoi ospiti: Giulia Nuti – sua stretta collaboratrice già nei Deadburger Factory – alla viola, Pietro Horvath al violoncello, Edoardo Baldini al trombone, Silvia Bolognesi al contrabbasso e, last but not least, Enrico Gabrielli ai clarinetti e al sax.

La perfetta integrazione tra la strumentazione elettronica e quella, per così dire, tradizionale è ovviamente più evidente nei brani nei quali la seconda ha maggiore spazio, come la bellissima Sheriff In Tiraspol introdotta da un marziale riff del sax di Gabrielli e punteggiata dagli svolazzi del suo clarinetto basso, nella seconda parte della quale sembra perfino di orecchiare una battuta o poco più dei Carmina Burana. O come in Giulietta Sotto Spirito, dal titolo ironicamente felliniano e nella quale pare di sentire echi neppure troppo sommessi di Nino Rota. Il brano finale, Prove Tecniche Di Solitudine, è introdotto dalle dolcissime note della viola di Giulia Nuti che gli conferiscono un mood di struggente malinconia che certo non induce all’ottimismo, pur lasciando aperto un pertugio alla speranza.

Vittorio Nistri, Filippo Panichi e altri spiriti affini

Disco tanto bello quanto poco categorizzabile, ammesso che delle categorie ci sia poi tutto questo gran bisogno. Se proprio dobbiamo trovare qualcosa a cui accostarlo ci vengono in mente le ultime produzioni di Teho Teardo – con la riuscita commistione tra elettronica e archi – ma soprattutto quel progetto denominato 19m40s dovuto al visionario coraggio di Sebastiano De Gennaro, Francesco Fusaro e, guarda caso, Enrico Gabrielli che a cadenza quadrimestrale sforna cd che rileggono, attualizzandole, alcune pagine misconosciute della musica scritta del Novecento. Insomma, in un certo senso verrebbe quasi da definirlo “musica classica contemporanea”.

Per finire, non si può non accennare al raffinatissimo artwork. L’autore della copertina, Beppe Stasi, è un artista che opera sui materiali e sul colore tutta una serie di procedimenti di elaborazione e trasformazione anche violenti che ci hanno ricordato – il paragone non sembri blasfemo – l’opera di Burri e di Anselm Kiefer. Dal suo dipinto il geniale grafico – ma nel suo caso il termine è riduttivo – Gabriele Menconi ha operato una sorta di remix isolando e ingrandendo alcuni piccoli riquadri, rivelando così tessiture insospettabili, per ricavarne le dieci immagini che illustrano il bellissimo booklet.

Vittorio Nistri e Filippo Panichi
8,5 Voto Redattore
10 Voto Utenti (1 voto)
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“Giovane” ultrasessantenne, ha ascoltato e ascolta un po' di tutto: dalla polifonia medievale all'heavy metal passando per molto jazz, col risultato di non intendersi di nulla! Ultimamente si dedica soprattutto alla scoperta di talenti relativamente misconosciuti.

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