Recensione : Warpaint – Heads UpRough Trade - 2016

Il terzo album di Warpaint si intitola Heads Up

Gruppo californiano interamente declinato al femminile, le Warpaint hanno pubblicato lo scorso 23 settembre Heads Up (Rough Trade) il terzo album della loro interessante e non convenzionale carriera. Durante la quale le losangeline hanno potuto avvalersi della collaborazione, fra gli altri, di musicisti del calibro di Nigel Godrich e John Frusciante dei Red Hot Chilli Peppers.

Un disco eclettico

Heads Up è un album eclettico che si muove in innumerevoli direzioni, dando vita a un caleidoscopio multiforme di sonorità musicali che si intersecano formando un tessuto incredibilmente ricco.

Si parte subito con sonorità funk velate di nuances orientaleggianti. La prima traccia Whiteout ci mostra subito la perfetta combinazione fra chitarra, basso e parte vocale.  By Your Side è invece un brano dalle venature dark e dalle atmosfere gotiche a tratti ossessive.

E’ affascinante che gli faccia seguito il primo singolo estratto dall’album, New Song: disco-pop per niente banale, ma al contrario estremamente gradevole e di grande impatto. The Stall è uno dei brani più interessanti dell’intero album. Bellissima la linea di basso di Jenny Lee Lindberg, accompagnata alla chitarra e a un testo di folgorante bellezza.

“But I won’t give up on you/But I won’t give up on you/But I won’t give up on you/But I won’t give up on you″ , ripete ossessivamente il ritornello.

Warpaint fra ritmo e dream-pop

Bellissima anche So Good, brano ritmatissimo, scandito dalla batteria di Stella Mozgava che una volta di più si rivela essenziale nell’economia dell’intero album.

Atmosfere rarefatte e sognanti in Don’t Wanna. Che si sviluppa come una lunga filastrocca, per chiudersi sfumando sulla chitarra di Emily Kokal. Bellissima l’apertura di Don’t Let Go, assieme a The Stall uno dei brani più riusciti.

L’estrema varietà è assieme il più grande pregio e il più grande difetto di quest’ultimo lavoro del quartetto californiano. A tratti non si può non registrare l’estrema leggerezza con cui si passa da un’atmosfera all’altra. Ma moltissimi sono gli spunti di estremo interesse. Specie quando ci si affida alla chitarra di Emily Kokal e ci si lascia trasportare dalle liriche struggenti. Come per esempio nella  traccia che chiude il lavoro, Today Dear.

Nel complesso, dunque il giudizio finale è ampiamente positivo. Le Warpaint saranno presenti a Parigi a fine mese nel contesto del Pitchfork Paris Festival e le seguiremo dunque con interesse.

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Milanese trapiantata a Parigi, fra filosofia e diritto, le mie giornate sono scandite dalla musica. Amo la Francia, il mare e il jazz. I miei gruppo preferiti ? I Beatles, i Radiohead, gli Interpol e gli Strokes.

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