Wilco - Cousin

Gli irrequieti Wilco provano nuove strade in Cousin.

Poco più di un anno fa, con Cruel Country, i Wilco provavano un  ritorno alle origini; il nuovo disco, invece, è un episodio piuttosto innovativo. Cousin (dBpm Records) si distingue per il ricorso ad una produttrice, la cantautrice gallese Cate Le Bon, esperta e raffinata scultrice sonora. Si tratta  della seconda occasione in cui la band  di Chicago si rivolge all’esterno; era successo con la produzione di A Ghost Is Born, gestita da  Jim O’Rourke, parzialmente complice anche in  Yankee Hotel Foxtrot.

Gli interventi di Cate Le Bon sui suoni di Cousin

La dose di polish usata da Le Bon è piuttosto evidente, ma assai adatta al materiale pensoso, dai toni anche politici,  preparato da Jeff Tweedy in più di due anni. Il leader del gruppo ha dichiarato, durante la promozione: ‘’Sono cugino di tutto il mondo’’, riconoscendosi portatore di empatia verso gli altri, ma, evidentemente,  senza arrivare alla fratellanza… Il sentimento è ben chiaro in Ten Dead (“Mi sono svegliato, son tornato a letto, dieci morti, ci sono dieci morti”) dove il testo sembra evocare una delle tante stragi americane, ma anche nei brani incentrati su relazioni e malesseri esistenziali.

I Wilco odierni Cousin suonano sovente insoliti

La scaletta parte con un brano intenso che sfiora i sei minuti; Infinite Surprise è  un atto di resa che ricorda l’epica Misunderstood, caposaldo  del lontano Being There. Anche qui ci sono  suoni spuri e dissonanti, fino ai fuochi artificiali del finale. Gli arrangiamenti e i synth della Le Bon (che offre anche voce e basso) rendono il disco  molto originale, anche se ne soffre la batteria di Glenn Kotche, più controllata e meccanica rispetto al solito. Resta da dire che Tweedy, in felice vena,  estrae dal sacco melodie deliziose, ad alleggerire i temi trattati nei testi.

Per i Wilco, quindi, un ottimo  ritorno ad un art-rock convincente che unisce le molte anime della musica americana, quelle più note (Young, Dylan) assieme ad altre, come le ritmiche storte della title track, parenti (cugine?)  di quelle dei Talking Heads. 

Wilco - Cousin
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Recensore di periferia. Istigato da un juke-box nel bar di famiglia, si cala nel mondo della musica a peso morto. Ma decide di scriverne  solo da grande, convinto da metaforici e amichevoli calci nel culo.

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