Cry Cry Cry disco della reunion per i Wolf Parade.
Cry Cry Cry è un disco importante per i Wolf Parade. La band canadese si era sciolta nel 2011, dopo non troppi anni di attività, e Cry Cry Cry rappresentare dunque per loro non solo il ritorno, ma anche la reunion. La formazione è sempre un quartetto, la scrittura affidata a Spencer Krug e Dan Broekner, la produzione ultrapulita a John Goodmanson, molto attivo in ambito indie.
Ampi consensi per Cry Cry Cry
Difficile parlare male di un disco che sta raccogliendo larghi consensi. Cry Cry Cry non fa nulla di sbagliato, in fondo. Allinea undici canzoni potenti e ritmate, costruite con sapienza, cantate ed eseguite con una buona carica. Al di là dell’etichetta indie, che poco significa e che quindi si può affibbiare a tutti, i Wolf Parade suonano una musica che pare un crossover tra il rock à la Springsteen e gli anni ’80 di (a caso) U2, Cars, Sparks (versione ‘80s, appunto). Sebbene il songwriting non sia proprio a quei livelli. La voce si rompe come in uno yodel (troppo) per sottolineare la carica emotiva, le tastiere spadroneggiano.
I Wolf Parade sembrano già pronti per gli stadi
I fans di questo suono e della band, comunque, hanno ragione di essere contenti. Valley Boy (scelta come singolo), Incantation, King of Piss and Paper, Am I An Alien Here sono buone canzoni. Qualche momento in cui il ritmo rallenta, come Flies On The Sun o Weaponized, è invece più noioso. Com’è stato notato, con questo ritorno i Wolf Parade hanno ripulito ancor più che agli esordi (già non proprio punk) la loro musica. Che sembra pronta per grandi arene e stadi, almeno quanto a confezione. Il successo effettivo è poi tutto da vedere.
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