Sam Coomes ha un’aria da professore di college sospeso dal preside perché beccato a fumarsi un cannone o, più probabilmente, perché beccato, sempre dal preside, a registrare i pezzi del suo disco di debutto solista. Immaginiamo le parole del desolato capo istituto: “Professor Coomes, ma lei a 51 anni fa ancora le canzoni alternative con questa tastierina da quattro soldi? E passi la tastierina, ma la voce strascicata tipo Flaming Lips che lei tira fuori ogni tanto, proprio non la si può sentire.”
In realtà Sam Coomes è un personaggio con credenziali indie non da poco: insieme all’ex moglie Janet Weiss fa parte da un bel po’ di anni dei Quasi, è stato bassista degli Heatmiser di un giovane Elliott Smith e ha suonato in diversi pezzi dello sfortunato e geniale cantautore.
Un disco che può suscitare reazioni piuttosto varie
Bugger Me è un disco che può risultare tanto irritante quanto affascinante. Irritante perché è un peccato di superbia proporre nove pezzi suonati solo con le tastiere di cui si diceva accompagnate da “Conny”, un vecchio beatbox non programmabile e anche piuttosto ottuso. Affascinante perché Coomes mette in ciò che fa più anima che posa (atteggiamento raro in parecchi colleghi più giovani) e all’anima aggiunge una follia con metodo che gli fa azzeccare diverse melodie piuttosto belle e quasi filmiche (Corpse Rider) e lo ferma quando rischia di finire nella stranezza weirdo fine a se stessa (le due scematine intitolate The Tucchus).
Il voodoo alla buona di Sam Coomes non spaventa ma comunque colpisce
Vengono in mente Screaming Jay Hawkins, i Suicide, i Flaming Lips (nemmeno troppo, in realtà) e ogni tanto persino i Doors; le atmosfere non sono allegre, a volte da voodoo casereccio a volte da giocattolo sinistro, eppure curiosamente vitali tanto che, a sorpresa, il disco ispira un riascolto pressoché immediato. Il preside dovrà rivedere la sua decisione.
7,4/10