A sedici anni di distanza dal precedente, gli australiani The Avalanches ritornano pronti per l’estate con Wildflower
La lista dei samples utilizzati dagli Avalanches per Wildflower potrebbe spiegare lo iato di sedici anni dal loro precedente Since I Left You: cinque anni per ottenere i permessi, pagine di nomi di artisti e canzoni, senza contare i rumori di fondo e i coretti. Ma in quanti si ricordano il primo? Un disco in cui fra i brani più divertenti ce n’era uno, Frontier Psychiatrist, costruito su cut-ups di film e nitriti di cavalli. Vero che nel 2000 arrivò molto alto nelle classifiche dei migliori dischi, vero che sembrò coronare un decennio all’insegna di Chemical Brothers, Fatboy Slim, hip-hop ecc., ma poi lunghi anni sono passati e molta musica è stata prodotta, anche nel genere plunderphonics, ossia con le sole tecniche di assemblaggio di samples, dando però risultati differenti: il confronto con il minimalismo di DJ Shadow o con le atmosfere di Jamie XX, per esempio, ci dice che si può far musica con mezzi simili ma con scopi ed esiti assai diversi. E gli Avalanches tutto sono tranne che minimalisti.
Molti ospiti fra indie hip-hop, folk, rock
Ma del tempo passato certo si devono esser resi conto anche loro perché, rispetto a Since I Left You, Wildfower è meno psichedelico, leggermente più legato alla forma canzone e promosso da nomi del panorama indie hip-hop, folk, rock: da Danny Brown (Frankie Sinatra, The Wozard Of Iz), a Toro Y Moi (If I Was A Folkstar), a Jonathan Donahue (Colours), Father John Misty (Saturday Night Inside Out), Warren Ellis (Stepkids) e tanti altri che sarebbe troppo lungo elencare.
L’atmosfera generale di Wildflower è prevalentemente solare, rivolta al passato disco (ascoltare Subways) e hip-hop, ma perfetta per l’estate in corso. Generalmente il risultato è eccellente, in modo particolare nella prima parte: solo poco dopo la metà con Live A Lifetime Love (con Ariel Pink) e Park Music il disco rallenta, ma poi si riprende con Livin’ Underground e The Wozard Of Iz per finire in modo alterno. Insomma non siamo alla perfezione, forse i 21 tra brani veri e propri e intermezzi sono troppi, ma gli Avalanches restano brillanti e, a tratti, irresistibili.
8/10