di Jacopo Barozzi
I due volumi di Endkadenz costituiscono un’unica gittata creativa, la dimostrazione di come i Verdena attraversino la musica italiana con un senso di estraneità che non è dettato da presunzione ma da un costante riferimento a modelli non legati al nostro paese. Ci sono i Motorpsycho, ci sono i Beach Boys e sì, c’è anche Lucio Battisti, che però viene trattato come un artista straniero, recuperato per il suo significato strettamente musicale. Di fronte a questo magnum opus in due movimenti la cosa più ovvia da comunicare è una sensazione di stupore e appagamento. Stupore perché i Verdena fanno rock contemporaneo nel senso più felicemente inclassificabile del termine. Appagamento perché ogni canzone è un viaggio nelle allucinazioni che una canzone può provocare: la voce e la chitarra di Alberto Ferrari sono i due strumenti cardine di questo viaggio musicale; aprono orizzonti, come detto, non facilmente classificabili perché autonomi rispetto a qualsiasi scena. Rock come attitudine, pop come svolgimento, buona musica come effetto finale.
8/10
httpv://www.youtube.com/watch?v=rDCML0dKHR0
Cannibale