@Alberto Valgimigli
Book Of Our Names: Ezra Furman contro l’Impero e i “macchinari crudeli”
Le sperimentazioni e le ricerche in campo musicale/strumentale di “She/They” (come preferisce essere indicata) Ezra Furman dal 2012 e negli anni avvenire hanno portato alla creazione di atmosfere tra le più varie, passando da brani che potremmo ascoltare a qualche festa di liceali ad altri che potrebbero essere scelti come colonne sonore di film più o meno drammatici (non a caso nel 2019, oltre all’album Twelve Nudes, esce la serie Netflix Sex Education, di cui Furman scrive e interpreta la colonna sonora originale, che verrà rilasciata come Sex Education Original Soundtrack nel 2020).
Nello specifico dei testi, al contrario, c’è una costante che attraversa tutto il percorso della sua carriera. Pescando a caso tra i suoi scritti troveremo sempre un urlo lanciato all’attenzione della società di massa (dell’Impero/ macchinario crudele) nella speranza che questo grido venga ascoltato. E un urlo lo dedica sempre anche alla propria interiorità, per ricordarsi di non scordare con quale nome chiamare esattamente “le sue ossa e le sue viscere” (And the names will be/The real ones that are ours/Not the ones given to us/ By the enemy powers/ But the ones that we know/In our bones and our bowels/ And they’ll be said out loud and repeated).
Così, scorrono nel tempo le chitarre acustiche, elettriche, le loop stations e ogni sorta di strumento musicale, ma non passa il dolore interiore di una unicità non del tutto accettata (almeno dalla società) e l’esigenza di aggregazione con ogni essere umano che si senta solo ed emarginato. Come spesso accade per gli artisti, la parola d’ordine, e ricorrente, dichiarata o meno (anche a se stessi) è “Esigenza” e questo vale più che mai per i testi di Ezra Furman – classe ’86 – che, fin dal debutto, i Ramones avrebbero sicuramente definito come “Sheen is a punk rocker” (almeno per i suoi tempi, quelli di “She/They” ovviamente).
Un libro dei nostri nomi
Voglio che ci sia
Un libro dei nostri nomi
Nessuno mancante
Nessuno uguale all’altro
Nessuno è cenere
Tutti siamo fiamme
E io voglio che noi
Lo leggiamo ad alta voce
Voglio raccontare
Del nostro esilio qui
In un macchinario crudele
I nostri corpi tra gli ingranaggi
E del nostro mondo a casa
Solo il fantasma di una preghiera
E voglio che la leggiamo ad alta voce
Voglio che la leggiamo ad alta voce
E i nostri nomi saranno ascoltati
Attraverso le mura della prigione
Le strade bagnate della città
E le chiamate internazionali
E lo leggeremo
Finché l’intero impero non cadrà
E poi
Continueremo a leggerlo
E i nomi saranno
Quelli veri che sono nostri
Non quelli che ci vengono dati
Dalle potenze nemiche
Ma quelli che conosciamo
Nelle nostre ossa e nelle nostre viscere
E saranno pronunciati ad alta voce e ripetuti
Sì, voglio che ci sia
Un libro dei nostri nomi
Nessuno dimenticato
Nessuno di noi esattamente uguale
Nessuno di noi è cenere
Tutti noi siamo fiamme
E io voglio che noi
Lo leggiamo ad alta voce
E voglio che noi lo leggiamo ad alta voce