Arctic Monkeys - The Car

@Alberto Valgimigli

Gli Arctic Monkeys e The Car: l’ermetica metafora lunga un album

Gli Arctic Monkeys, che possiamo ribattezzare per questa occasione “Tricky Boys”, si sono continuamente rinnovati musicalmente facendosi beffa delle male lingue che li volevano e li immaginavano per sempre uguali a se stessi e, senza mai voltarsi, hanno proseguito il loro viaggio fino alla tappa del 21 ottobre 2022, giorno d’uscita del loro settimo album The Car.

Qualche punto fermo, al contrario, ce lo hanno sempre dato nei testi: il costante odore di macchine da fumo dei locali con luci basse, i dialoghi tra adolescenti (o finti tali), le ragazze poco disponibili (a loro dire) e l’alcol, quello sempre disponibile.

Poi, però, qualcosa succede in questo settimo album. È come se gli Arctic Monkeys, seduti dentro la loro auto, avessero aperto il finestrino dopo averci fumato (e vissuto) dentro per molto, molto tempo e il fumo, quella nebbia, avesse iniziato a diradarsi.

Lentamente, quindi, vedendosi dallo specchietto retrovisore i Tricky Boys  si sono ritrovati con qualche anno in più, molti chilometri di vita e di tournée e pure un’esperienza pandemica da non sottovalutare. Non so cosa abbiano pensato sul momento. fatto sta che dai loro testi spariscono l’odore delle macchine da fumo, i locali con le luci basse a tutti i costi, ma soprattutto, i dialoghi tra adolescenti sono diventate domande esistenziali (più o meno ermetiche), metafore e considerazioni di “quasi adulti” (“I could pass for seventeen if I just get a shave and catch some Z’s”) scottati dal business, dal tempo, dalle “non più ragazze” e soprattutto da quel “profondo” che hanno trovato in loro stessi (si saranno stupiti?).

Mi piace pensare che quel finestrino da cui è uscito, e poi entrato tutto, sia proprio di quella The Car dove hanno in parte vissuto le gioie e la perdizione del successo, avventure simili a vacanze ma mai tali, dove si sono scoperti e trovati uomini/umani, aggrappandosi a quello che conoscono: una chitarra vintage.  Azzardo questa mia personale interpretazione serena del fatto che, già nel 2006, la risposta migliore a tutto e per tutti, curiosi e intenditori, era già stata data dagli stessi Arctic M. nel titolo del loro primo album: Whatever People Say I Am, That’s What I’m Not”/“Qualunque cosa la gente dica che sono, questo è ciò che non sono”.

L’auto

La chitarra di tuo nonno,
Penso a quanto devo sembrare buffo
Cercando di adattarmi a ciò che è
stato lì per tutto il tempo
Con la signora del chiosco delle
barche e i suoi amigos assonnati.
Ma non è una vacanza finché
Non è una vacanza finché non vai a
prendere qualcosa in auto.
Si stappa un tappo di champagne da viaggio
E noi spazziamo in cerca di insetti in
qualche appartamento polveroso.
Il come si chiama caffè,
Si può arrivare alle undici e pranzare
con gli inglesi.
Ma non è una vacanza finché
Non ti costringono a esprimere un desiderio.
Ti dicono “sali su questo”
e “salta giù da quello”
E fai finta di addormentarti sulla
strada del ritorno.
No, non è una vacanza finché
Non vai a prendere qualcosa in auto.

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Autrice di testi teatrali, aiuto regia, organizzatrice eventi, ideatrice e curatrice del progetto PalinSesto, spazio culturale in provincia di Firenze. Cresciuta a concerti, marmellata e cantautorato italiani anni ’60 ’70, rimane folgorata, nei corridoi della scuola superiore, dalla musica rock in cuffia e dall’arte pittorica del ‘900 creando, involontariamente, un mix di gusti personali all’apparenza bipolare se non tripolare. Curiosa per natura, frequentatrice assidua di mostre, concerti, cinema e teatro, si riposa leggendo.

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