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L’annata musicale nel nostro  paese secondo l’analisi  di John Vignola

“La musica italiana segue, per forza di cose, le correnti internazionali, con una sua peculiarità data dall’interesse per le storie, per le canzoni ‘importanti’, quelle che raccontano qualcosa destinato a durare nel tempo. Sotto questo punto di vista il 2014 musicale italiano ha dato buoni risultati; l’importanza c’è stata: Abbiamo avuto una nuovo capitolo del ‘romanzo neorealista’ di Brunori (Vol. 3 – Il cammino di santiago in Taxi), sempre più malinconico e stracciato, e abbiamo avuto un lavoro raffinato ed enigmatico come Almanacco del giorno prima di Dente. In entrambi i casi si può parlare di canzoni attente a forma e sostanza, ma anche legate a nomi e forme sonore note; nel primo il referente è Rino Gaetano, nel secondo De Gregori (e, volendo, Aznavour) e in tutti e due i lavori ci sono elementi beat e rock. Possiamo dunque parlare di riflusso, se non ristagno, di qualità. paolo bnvegnuAltro disco splendido per forma e sostanza è Earth Hotel di Paolo Benvegnù, ottimo compositore che, un po’ come il Cohen di Popular Problems, se ne sta chiuso nella sua torre altissima, forse perché sa di meritare un seguito cento volte più ampio di quello che ha. Lo stesso si può dire per Cristina Donà (Così vicini), sempre impeccabile nel suo stare in equilibrio fra rock e attenzione alle parole.
Le luci della centrale elettrica-CostellazioniPoi c’è uno che migliora di disco in disco pur essendo partito con tutti i fucile puntati contro: ‘Non sa cantare’, ‘Sembra un Rino Gaetano presuntuoso o i Massimo Volume rimasticati male’. A dispetto di questo, Costellazioni, il disco pubbilcato nel 2014 da Vasco Brondi/Le luci della centrale elettrica è temerario nel raccontare una nuova mitologia fatta di depressioni e rinascite in cui un ventenne può riconoscersi. In più, le canzoni sono davvero diventate canzoni e il suo coraggio va premiato. Preferiamo i ragazzi che ascoltano Fedez o quelli che ascoltano Brondi? Sicuramente i secondi.
caparezza museicaMoltissimi sono anche i ragazzi fan di Caparezza (ho avuto modo di verificarlo di persona un po’ in tutta Italia) che è ormai quasi un veterano. In Museica Caparezza racconta l’arte al suo ‘popolo’ e lo fa così bene che la malinconia che grava come un macigno sul 2014 italiano diventa un soffio vitale. Ecco dunque che siamo partiti con il ristagno per arrivare a due artisti in grado di dare scossoni salutari: un diciassettenne che canta una canzone di Caparezza o delle Luci è una salvezza per tutti.
E per depotenziare questo afflato di speranza, due parole su Francesco De Gregori. Colui che rappresenta la quintessenza dell’artista distaccato dal mondo e dai suoi mezzucci ci ha invaso mass-mediaticamente con la promozione di Vivavoce, e il disco più inutile dell’anno. Che bisogno c’è di duettare con Ligabue in Alice? Perché De Gregori fa tutto questo? Perché gli manca l’adolescenza? Così non la recupera di certo.”.

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