Adele

Coldplay e Adele: due importanti uscite discografiche recenti che dovrebbero coniugare qualità e accessibilità.

“Esiste un grosso fraintendimento dietro all’idea del pop che funziona. Proprio i Coldplay e Adele danno l’opportunità di sgomberare un po’ di equivoci al riguardo. Il pop che a me piace di più è quello che rende movimentata la semplicità, musica semplice ma non semplicistica. Dico questo perché ascoltando i Coldplay viene il dubbio che dietro le loro mosse discografiche ci possa essere invece una strategia piuttosto articolata. Siamo di fronte a un gruppo riconoscibile (e mediamente noioso, aggiungo a titolo personale) che si riallaccia a cose facili da assimilare e da ridistribuire che vanno dai Beatles agli U2 (melodia riconoscibile, cantato ammiccante, quel tocco di malinconia che serve sempre) e che sono perfette per attirare l’attenzione.

Coldplay

Chiaramente i Coldplay hanno canzoni memorabili nel loro retropalco, ma nessuna è davvero compiuta, proprio perché sono sempre troppo sbilanciati su qualcos’altro, rendono troppo percepibili i riferimenti di cui si è detto e a cui va aggiunta la new wave fine anni ’70. Come ha scritto un collega ‘sembrano in giro da sempre’. Venendo al loro ultimo disco, A Head Full Of Dreams, il lavoro conferma tutti i problemi già menzionati; inoltre quando la band prova a smarcarsi dai luoghi comuni, oppure mostra un’euforia che ultimamente era andata un po’ persa, ancora una volta manca di personalità. Non basta citare a piene mani la disco-funk (come accade nel singolo Adventure Of A Lifetime) per rinnovarsi; è solo uno slittamento da un riferimento all’altro. E’ come se Chris Martin e compagni gettassero definitivamente la maschera e dicessero ‘vogliamo vendere dischi’. Niente di male, ma per favore smettiamola di dare ai Coldplay un valore estetico e morale più alto di loro.

Adele – 25

Restando nell’ambito del pop truffaldino che spiega le cose che già esistono senza smuoversi da esse, un altro ottimo esempio è 25 di Adele. La cantante inglese  ha incantato giovanissima con l’opera prima 19 raccontando le storie, le frustazioni, gli amori e le nostalgie di molte sue coetanee con una voce fuori dal comune. L’atteggiamento schivo nei confronti dello star-system, l’attenzione alla musica e nient’altro, la non adesione al tipico cliché della cantante seducente e seduttiva hanno fatto il resto. Attraverso i titoli dei suoi dischi Adele ha scandito una storia personale, ha fatto delle canzoni il racconto di una vita.

Peccato che in 25 proponga nulla più che il calco di se stessa e che nell’album la ripetitività delle canzoni abbia la meglio su tutto. Le ballate elettroacustiche, il vintage come orizzonte rispetto alla tecnologia, una voce che qualcuno, sarcastico o in buona fede, ha accostato a Doris Day, non creano un insieme felicemente retroattivo, ma un album di canzoni vecchie cantate da una venticinquenne invecchiata un po’ troppo precocemente.”

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