bowie vignola

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Che cosa ci ha lasciato David Bowie? Tantissimo. John Vignola ricorda i mille talenti di un artista impareggiabile.  

Ricordando David Bowie.

La morte di David Bowie nessuno se l‘aspettava. Gli allarmismi legati ai continui rinvii del disco precedente, The Next Day, hanno disinnescato la verità: David Bowie si è davvero ammalato  di tumore mentre noi pensavamo che la notizia fosse una bufala. Il sentimento prevalente è lo spiazzamento; ancora una volta Bowie ha spiazzato chi pretendeva di averlo definito una volta per tutte. D’altronde lo ha fatto sempre: quando decide di uccidere simbolicamente (e non solo) Ziggy Stardust, abbandonando quel tipo di pop che aveva creato; quando decide di pubblicare Pin Ups, un intero disco dedicato alle canzoni con cui era cresciuto e inaugura in anticipo di decenni  la stagione dei tributi; quando, con Transformer, riesce a far risorgere un rocker  al capolinea come Lou Reed; quando mette insieme Orwell e Burroughs in Diamond Dogs. Siamo solo al 1974 e non abbiamo neppure citato la trilogia berlinese.

La vita come opera d’arte

Dunque, un artista sfuggente perché non ripete mai se stesso. Il punto non è solo l’originalità, ma il non ricalcarsi mai: anche Blackstar lo ha dimostrato. David Bowie, più di ogni altra rockstar (incluse quelle impegnate che tanto ci piacciono come Bob Dylan), è stato unico a prescindere, unico senza essere una cosa o l’altra. E’ stato folk, funky, r&b, artista concettuale, extraterrestre, duca bianco e poi cose da mettere fra virgolette come ‘transessuale’, ‘nazista’ e ‘proletario di successo’ Ha incarnato l’energia mutante del rock’n’roll. Il problema è ora trovare un altro con la stessa attitudine spiazzante verso il mondo (e, forse, verso se stesso) unita a un totale controllo dell’esito artistico.

Sul finire degli anni 60 gente come Syd Barrett non voleva solo essere musicista, ma anche pittore o poeta, voleva fare altro; a un certo livello di visibilità, Bowie è il primo a mettere questo ‘altro’ nel rock. Ha fatto della propria vita un’opera d’arte senza mai ripetersi; ecco il suo enorme contributo a una cosa che chiamiamo rock e che grazie a lui abbiamo capito un po’ meglio cosa può significare.

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Ammiratissima voce radiofonica di Rai Radio 1, John Vignola è anche autorevole esperto di musica. Ha collaborato per anni con riviste quali Rockerilla e Mucchio Selvaggio, oltre a occuparsi di rock e dintorni per diverse testate “generaliste”. Faticherebbe a vivere felice senza i Beatles.

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