Sanremo 2021: cosa pensare?

John Vignola - Sanremo 2019 Tomtomrock

La musica è finita, ma gli amici sono rimasti. Sono quelli, poverini, che sono riusciti a rimanere svegli fino all’alba del giorno dopo di una maratona abbastanza sconfortante e malinconica. Nonostante fossero – da decreto –  solo in quattro a vedere le prime serate del festival di Sanremo 2021, le premesse per divertirsi c’erano tutte: un videoproiettore, del buon vino, cibo e qualche trombetta per sottolineare i momenti più picareschi della kermesse. Però, quando si è presentato il conduttore, è arrivato il comico, l’orchestra ha cominciato a suonare, gli ospiti a fingere una illogica allegria, l’impalcatura si è quasi dissolta.

Questo festival a Sanremo mette in scena e condivide, con chi sta al di là dello schermo, il senso di smarrimento contemporaneo. Le canzoni sono interpretate un po’ malamente, la vastità della musica italiana c’è, ma non è che si senta poi tantissimo, gli applausi che mancano sono essenzialmente i nostri.

Una diffusa cupezza del sentire (in ogni senso)

Non è colpa di nessuno se non riusciamo a divertirci e ci annoiamo di fronte a uno spettacolo così lungo e così fermo, rispetto a quello che avremmo voluto attraversare. Siamo preoccupati, vediamo la nostra preoccupazione riflessa nella trasmissione che avrebbe dovuto piacerci tanto, e succede per ore e ore. Lo scorso anno si cantava “musica (e il resto scompare)” e quello che possiamo fare è semplicemente constatare che è scomparso quasi tutto.

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Ammiratissima voce radiofonica di Rai Radio 1, John Vignola è anche autorevole esperto di musica. Ha collaborato per anni con riviste quali Rockerilla e Mucchio Selvaggio, oltre a occuparsi di rock e dintorni per diverse testate “generaliste”. Faticherebbe a vivere felice senza i Beatles.

Di John Vignola

Ammiratissima voce radiofonica di Rai Radio 1, John Vignola è anche autorevole esperto di musica. Ha collaborato per anni con riviste quali Rockerilla e Mucchio Selvaggio, oltre a occuparsi di rock e dintorni per diverse testate “generaliste”. Faticherebbe a vivere felice senza i Beatles.

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