Io sono Mia - Tomtomrock

Il film tv dedicato a Mia Martini.

Io sono Mia - Tomtomrock

 

Se qualcuno ha visto, negli ultimi tre giorni (*), il film tv dedicato a Mia Martini, Io sono Mia (diretto da Riccardo Donna), è molto probabile che abbia finito per paragonarlo, abbastanza propriamente, al Principe libero che raccontava  Fabrizio de André.

Drammaturgia e temi di Io sono Mia

Un paragone improponibile perché è come affiancare un kolossal hollywoodiano a un onesto b-movie nostrano. Dove il primo giganteggia per rappresentazione, recitazione, riprese e respiro drammaturgico, il secondo si spiccia, in poco più di un’ora e mezza, nel mettere insieme tutti i temi che caratterizzano la vita artistica e privata di Mia Martini: un talento artistico quasi soprannaturale, un’integrità nelle scelte musicali che l’allontana anni luce dalla sorella Loredana (Bertè, ovviamente), una sfortunatissima vicenda personale in cui la maldicenza è riuscita a stroncare una carriera apparentemente inarrestabile.

Su questi temi portanti, il film tv si permette poche deviazioni e nessun virtuosismo. Quasi obbligatoria è la scelta di narrare tutto a ritroso, partendo dall’esibizione al Festival di Sanremo del 1989 per risalire la china di Mimì (**) ragazzina maltrattata dal padre, Mimì giovanissima, appassionata di jazz, Mimì cantante, capace con un paio di 45 giri di attirare l’attenzione di tutti, pure di chi poi avrebbe messo in giro la fama di iettatrice destinata a farle a pezzi la carriera.

Serena Rossi convincente nel ruolo di Mia Martini

La storia è nota (forse non a tutti), ma il modo in cui viene narrata ha sicuramente una sua discreta efficacia. Serena Rossi è un’ottima interprete vocale, che non si permette di imitare pedissequamente Mia, ma le dà una voce grintosa e convincente; insomma la rappresenta.

Le canzoni, così, scorrono, se non memorabili, almeno all’altezza della loro fama. Non si può dire lo stesso della narrazione e dei comprimari di Io sono Mia: la sorella di Mia, interpretata da Dajana Roncione, sembra la Bertè di oggi, l’uomo che accompagna Mia nei suoi momenti più importanti (Maurizio Lastrico), sintesi di tutte le sue relazioni più importanti, fatica a essere un carattere credibile, le riprese sono evanescenti, le scenografie patiscono il paragone diretto con Bohemian Rhapsody. Rimane però importante l’esercizio sulla memoria a cui obbliga questo film tv: la maldicenza, il vero tema portante, che fa a pezzi una donna troppo brava  per sottomettersi a un sistema di dominio tutto maschile.

Califano e Lauzi nelle loro fugaci apparizioni sul palcoscenico di Io sono Mia, così come l’intervistatrice svogliata che man mano si innamora dell’artista Mia Martini, incorniciano bene una storia da non dimenticare, perché il cosiddetto #MeToo è uno slogan recente, la resa delle donne al mondo dei maschi una costante quasi perenne.

 

(*) Io sono Mia è stato in programmazione nelle sale cinematografiche fra il 14 e il 16 gennaio 2019 prima del passaggio televisivo. 

(**) Il nome all’anagrafe di Mia Martini era Domenica Rita Adriana Bertè. Gli esordi discografici sono come Mimì Bertè.

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Ammiratissima voce radiofonica di Rai Radio 1, John Vignola è anche autorevole esperto di musica. Ha collaborato per anni con riviste quali Rockerilla e Mucchio Selvaggio, oltre a occuparsi di rock e dintorni per diverse testate “generaliste”. Faticherebbe a vivere felice senza i Beatles.

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