Un ricordo di Enrico “Erriquez” Greppi, 1960-2021.
In un primo pomeriggio di vento e sole arriva la notizia della morte di Enrico Greppi, per tutti Erriquez, anima e voce della Bandabardò. Ed è strano apprenderla da un’emittente radio-tv generalista in mezzo a risultati di calcio e pezzi di Vasco-Ligabue. Ed è poi strano che il pomeriggio si blocchi in quel sole anche quando inizia il tramonto. Forse perché è solare la filastrocca ritornata dal passato: “La Bandabardò Bardò/ La Bandapeugeot Peugeot…”
Mette disagio e tristezza questo senso di sospensione. Forse è per il fatto di avere la stessa età di Erriquez, forse per il ricordo delle parole scambiate con lui il giorno delle esequie di Ernesto De Pascale – dieci anni fa a Firenze davanti a Santa Croce – sulla perdita di coloro che hanno in comune con noi l’amore per la musica. Forse, soprattutto, per quell’ultimo messaggio social simile a un testamento, scoperto andando a cercare notizie in rete, inevitabile, ansioso-angoscioso rituale di queste occasioni.
Non ho rimorsi, non ho rimpianti, la mia vita è stata tutta un’avventura. Ogni storia ha una sua vita e ogni vita ha mille storie. La mia vita è stata musica che accade, incontri di popoli, magie, racconti, mille soli splendenti e vento in faccia.
Erriquez e la Bandabardò al Premio Ciampi 1996
Di Erriquez ho un ricordo bello. Era il 1996, il premio Ciampi era una cosa nuova (seconda edizione) e nuova era anche la vitalità della scena musicale italiana. L’anno prima avevamo premiato La Crus e Cristina Donà, ora toccava proprio alla Bandabardò, miglior opera prima dell’anno con Il Circo Mangione. Ci sentivi dentro Buscaglione e Mogol-Battisti, ma anche Brassens e Les Negresses Vertes, ma la cosa più bella era l’idea di una vera musica di strada. La Bandabardò era, appunto, una banda che ti veniva voglia di seguire per le vie di una città. Ed Erriquez ne era l’inevitabile – per attitudine e fisico – maestro di cerimonie. Una sensazione di gioia, di festa, di socialità spontanea.
Da allora ho rivisto Erriquez in qualche occasione – di nuovo a un Premio Ciampi, ad esempio – e ne ho sempre apprezzato l’instancabilità, la passione. Eppure solo ora, con la sua improvvisa assenza, arriva la consapevolezza che una sparsa comunità di persone, tutte accomunate da quell’amore per la musica di cui si diceva, ha perso qualcuno di davvero importante, una figura di riferimento. Anche per le idee ‘umaniste’ che la sua musica veicolava.
Il senso di sospensione fatica ad andare via e allora può essere un’idea andare a recuperare Il Circo Mangione e ascoltarlo. Nel libretto del cd c’è questa frase:
Per ascoltare questo disco accendete lo stereo e siate fricchettoni! Cià!
Cià a te, Erriquez.