Eddie Van Halen Riccardo Gazzaniga

Tributo a Eddie Van Halen (Amsterdam, 26 gennaio 1955 – Santa Monica, 6 ottobre 2020).

E pensare che Eddie Van Halen parte studiando piano e batteria, mentre suo fratello Alex suona la chitarra. Solo che con la batteria Eddie non riesce a ingranare e allora inizia a maneggiare la chitarra di Alex. Finisce che i due si scambiano gli strumenti e cominciano a fondare una serie di gruppi dai nomi improbabili The Broken Combs, The Space Brothers, The Trojan Rubber Company. Alla fine decidono che è meglio quel Van Halen, cognome esotico di olandesi emigrati negli Stati Uniti. I fratelli con Michael Anthony e David Lee Roth fondano i Van Halen.

Eddie Van Halen

Io non capisco niente, tecnicamente, di chitarra. Continuo a leggere spiegazioni sulla tecnica del tapping (la mano destra che lavora sulla barra vicino alla sinistra) chi ha inventato il tapping, chi lo ha fatto per primo, chi ha copiato da chi, su come mai i legati di Van Halen erano fantastici. Sono solo uno che compra dischi e ascolta musica rock dalle superiori. Ma quando ascoltavi certi passaggi suonati da Eddie Van Halen sembrava che non potesse essere una persona sola a suonare lo strumento e che certi suoni non potessero venire da una chitarra, ma da qualche misterioso strumento alieno. Cosa che in effetti era, perché raccontano che Van Halen modificasse e smontasse ed elaborasse da solo le sue chitarre, al prezzo di tanti strumenti da buttare, per arrivare al suono che voleva e che nessuno avrebbe saputo riprodurre.

Ci trafficava sopra come se fossero auto da corsa e, in fondo, lo sono state.

Una di quelle chitarre, nera e gialla, quella che sta sulla copertina di Van Halen II, giace sepolta nella bara del chitarrista Dimebag Darrell dei Pantera, morto sul palco ucciso da un folle. Eddie Van Halen al suo funerale suonò un assolo per ricordare Darrel e poi chiese di seppellire la sua chitarra nella bara con l’amico. Sul feretro c’erano i colori dei Kiss, altra band amata da Darrell.

Eddie Van Halen Riccardo Gazzaniga

 

Strano che l’uomo considerato uno dei migliori chitarristi di sempre (quanto poco senso hanno, certe classifiche) ha eseguito il suo assolo più celebre con la tastiera, in “Jump”. Anche in questo caso aveva manipolato la resa del sintetizzatore per ottenere il suono unico che voleva. E le incursioni tastieristiche impreziosiscono anche due fra i pezzi migliori e più celebri dei Van Halen: “Why can’t this be love” con quell’inizio in cui le tastiere e la chitarra si mescolano in un suono che sembra girare come le pale di elicottero e “Dreams” dove Eddie alterna passaggi di tastiere e chitarre uno migliore dell’altro.

In tutto questo Eddie Van Halen riesce a non travalicare, a non diventare esasperante rispetto alla struttura hard rock delle canzoni, al tipo di band “divertente” che restano sempre i Van Halen, alla durata dei pezzi. La sua chitarra meravigliosa è al servizio del gruppo e non viceversa, esce dalle canzoni per piazzare il suo marchio e poi ci rientra, come quei fuoriclasse che non hanno bisogno di dimostrare nulla, non gli serve, basta guardarli giocare per capire. Uno a cui quando domandarono: “Cosa si prova a essere il miglior chitarrista del mondo?” rispose “Chiedetelo a Steve Lukather!”.

Beat it!

Eddie Van Halen ha scritto anche, in pochi minuti, l’assolo celeberrimo della celeberrima “Beat It” di Michael Jackson.

Quando lo va a registrare il produttore Quincy Jones gli chiede quanto vuole, per l’assolo, e Van Halen dice “Gratis”.

“Gratis?”.

“Massì, avevo del tempo libero, tanto chi vuoi che lo sappia…”.

Del resto Michael Jackson è al suo secondo album solista e non ha ancora travalicato i generi. Lo farà proprio con quel “Thriller”, che diventerà uno degli album più venduti della storia della musica.

Dopo che il disco di Jackson è balzato in vetta alle classifiche mondiali Eddie Van Halen si trova in un negozio di dischi e lo sente suonare a volume alto.

Due ragazzini davanti a lui commentano “Ehi, ascolta questo tipo nel pezzo di Jackson che cerca di suonare come Eddie Van Halen!”.

Lui allora gli dà un colpetto sulle spalle.

“Ehi, quello che suona sono davvero io”.

print

Autore dei romanzi "A viso coperto" (Einaudi, 2013, premio Calvino e premio Massarosa Opera Prima) e "Non devi dirlo a nessuno" (Einaudi, 2016), “Colpo su colpo” (Rizzoli 2019), oltre che della raccolta a tema sportivo "Abbiamo toccato le stelle - Storie di campioni che hanno cambiato il mondo" (Rizzoli, 2018). Il 22 settembre 2020 è uscito il suo lavoro più recente, "Come fiori che rompono l'asfalto" (Rizzoli). Da sempre appassionato di hard-rock melodico.

Lascia un commento!

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.