Jerry Jeff Walker 1942-2020

Addio a Jerry Jeff Walker, scomparso il 23 ottobre. 

Jerry Jeff Walker apparteneva alla categoria dei musicisti di culto. Che può essere un modo gentile per dire musicista di secondo piano. D’altronde è difficile dire cosa significhi primo e secondo piano nella musica. E se i Coldplay sono di primo piano, allora lunga vita a quelli del secondo.

L’inevitabile, irripetibile Mr. Bojangles

Jerry Jeff Walker (vero nome Donald Clyde Crosby) apparteneva anche alla categoria dei musicisti-con-una-canzone-rifatta-da-chiunque. Categoria da lui frequentata insieme a gente come John Hartford (Gentle On My Mind), Townes Van Zandt  (Pancho & Lefty) o Peter LaFarge (Ballad Of Ira Hayes).  La canzone di Jerry Jeff Walker si chiama Mr. Bojangles, ballata country-folk dalla strofa soavemente narrativa che sfocia con naturalezza in un ritornello avvolgente e subito memorizzabile e memorabile. Ne esistono decine (centinaia?) di versioni, incluse quelle di artisti mainstream come John Denver e Sammy Davis Jr, anche se il successo maggiore arride ai country-rockers Nitty Gritty Dirt Band (n. 9 nei Billboard Hot 100 nel 1971). La cover più bella (e dal vivo) la incide però David Bromberg che in un lungo recitativo a centro brano ne spiega la genesi “come me l’ha raccontata Jerry Jeff, ma non so se sia tutto vero”. In ogni caso il testo parla dell’incontro, avvenuto in una prigione di New Orleans fra il musicista e un anziano ballerino che nei localacci della città ballava le canzoni che i clienti facevano suonare nei juke box. Quanto a Walker, si trovava dietro le sbarre per aver corteggiato “la donna giusta, al momento giusto, nel posto sbagliato. Era la moglie del proprietario del bar”. Pura poesia dei bassifondi vissuti in prima persona, insomma.

Jerry Jeff Walker fra i padri dell’outlaw country

Ecco che si sta già parlando più della canzone che dell’artista (che la canta nell’omonimo album del 1968). E questo non è giusto, come non è giusto ridurlo – consueta sciatteria italiana nel citare un qualsiasi nome famoso di riferimento – a colui “che stregò anche Bob Dylan”.  Un secondo merito di Jerry Jeff Walker  è l’aver contribuito a definire un suono-ragion d’essere chiamato outlaw country. Musica assolata, alcolica, sentimentale e allo stesso tempo spiccia nei modi, che ebbe fra i suoi nomi più noti Willie Nelson, Waylon Jennings, Michael Murphy e Kris Kristofferson. È anche musica identificata con il Texas e che annovera fra i suoi album-manifesto  ¡Viva Terlingua! (1973) di Jerry Jeff Walker.

¡Viva Terlingua! e il lascito di Jerry Jeff

Dunque Jerry Jeff non è solo musicista di una canzone, ma anche di un album a suo modo storico. ¡Viva Terlingua!  è un live inciso senza troppi fronzoli a Luckenback, minuscola località del Texas (ovviamente), ed è un vero tripudio di autorialità della Stella Solitaria, da Guy Clark a Ray Wylie Hubbard a Gary P. Nunn (che canta in prima persona uno dei pezzi più famosi del disco).  Walker è un rilassato e brillante padrone di casa che sembra aver sempre vissuto da quelle parti, un perfetto conoscitore dei luoghi e del loro epos nostalgico e polveroso. In realtà era nato artisticamente nel Greenwich Village newyorkese e si era trasferito ad Austin ormai quasi trentenne.

Il quadro pian piano si ampia, dunque, ed ecco emergere un terzo elemento importante: il Walker maestro di cerimonie della canzone che, a partire da metà anni ’70, dirada le composizioni originali per diventare interprete dalla bella voce laconica a cui bastano pochi strumenti di contorno per creare la giusta atmosfera. Non a caso un suo bel 33 giri del 1976 s’intitola It’s a Good Night for Singin’.

La carriera di Jerry Jeff Walker è proseguita in questa chiave ‘domestica’ fino al 2018, quando il tumore alla gola che lo ha ucciso pochi giorni orsono si è fatto crudelmente invasivo. Non ha più fatto cose memorabili, ma ben viva è rimasta la sua dimensione rassicurante di musicista-amico con tante storie di poetica quotidianità.  Non è poco, soprattutto di questi tempi, ed è forse per questo che non dovremmo considerarlo un minore. Nella vita di chissà quante persone, magari solo per i pochi minuti di quella canzone, ha rappresentato moltissimo.

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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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