Jimmy Buffett

Un ricordo di Jimmy Buffett (1946-2023)

E davvero si inizia con un ricordo, un ricordo  personale…

Nel cuore di una notte estiva del 1978, in veste di improvvisato disc-jockey misi sul piatto il 45 giri Margaritaville di Jimmy Buffett, grande hit negli Stati Uniti ma quasi sconosciuto in Italia. La melodia catturò l’attenzione di una fanciulla con cui poi garbatamente ‘interloquii’ fra un cambio di disco e l’altro. Non so dire se la programmazione ne risentì oppure no.

Ampliando e aggiornando il discorso si può dire che negli Stati Uniti Jimmy Buffett è una figura commercialmente enorme, e non solo in ambito musicale, mentre da noi è sempre rimasto un nome per pochi estimatori, uniti a forse ad altrettanti denigratori della sua ‘commercialità’.

I trionfi artistici e imprenditoriali di Jimmy Buffett

A fine anni ’60 James William Buffett muove i primi passi come musicista country, ma residenza e ispirazione a poco a poco si trasferiscono da Nashville, Tennessee, a Key West, Florida. Nel 1977 arriva il  singolo suadente, sorridente e ritmato il giusto che celebra l’immaginaria isola di Margaritaville e che gli cambia la vita. Non solo vende milioni di copie, ma dà il nome a una fortunata catena di ristoranti e hotel.  Insomma, siamo davanti al raro caso di un artista capace di dimostrarsi anche acuto imprenditore.

Per un po’ tutto quel che Buffett tocca si trasforma in conto in banca. Con la Coral Reefer Band dà seguitissimi concerti nei quali si dimostra intrattenitore piacevole e, ovviamente, rilassato. A inizio anni ’80 è secondo come incassi solo ai Grateful Dead. Non a caso i suoi devoti fans vengono chiamati Parrotheads (con cappello a forma di pappagallino e camicia hawaiana) a ricalco dei più noti Deadheads.

Ma il Buffett musicista?

A questo punto si potrebbe immaginare un artista frivolo, leggero, superficiale. E Buffett è, in parte, anche queste cose. Egli stesso definisce escapista oppure insulare la filosofia di vita veicolata dalle sue canzoni. Anche come immagine non si  vergogna a sembrare uno di quei tipi da crema solare a litri di cui canta proprio in Margaritaville o un finto capitano di yacht con foularino e cappello troppo grande come nella copertina di Son of a Son of Sailor (ma era un marinaio esperto), oppure ancora un ricco cafone con aereo privato (a bordo del quale però porta ad Haiti tende per gli sfollati dopo il terremoto del 2010).

Eppure nei suoi dischi belli – Changes in Latitudes, Changes in Attitudes (1977); Son of a Son of a Sailor (1978) e Volcano (1979) il nostro ha saputo delineare uno stile soltanto suo: rilassato, solare, cantautoriale senza troppa introspezione, caraibico quasi senza reggae e giusto un po’ di calypso. Potremmo immaginare un aperitivo sulla spiaggia dove la conversazione è più intelligente del solito e un bel tipo con i baffi racconta di incontri piacevoli e inattesi (African Friend), commenta le abitudini di un certo jet set predatorio  (Fins: “Pinne a destra, pinne a sinistra e tu sei l’unica preda disponibile”)  e ogni tanto si fa prendere dalla malinconia sentimentale di The Coast of Marseilles o, all’opposto,  dal “caribbean, drunken rock&roll” di Livingston Saturday Night.

La storia recente

Negli anni a venire Buffett si rinnova poco, perde ispirazione e anche successo commerciale, salvo.  per non smentirsi, guadagnare moltissimo come scrittore. Duetta con un Frank Sinatra a fine carriera artistica e se la prende pubblicamente con un Donald Trump a inizio carriera presidenziale, senza preoccuparsi per l’inquietudine di tanti Parrotheads conservatori. Nel 2010 riceva da Barack Obama la Medaglia della Libertà, la più alta onorificenza civile americana. Muore il 1 settembre 2023 per un invasivo tumore della pelle. Paul McCartney era andato a trovarlo pochi  giorni prima e aveva suonato qualche canzone per lui e la famiglia – un’ulteriore dimostrazione di quanto Jimmy Buffett fosse conosciuto e apprezzato anche a livello umano.

E comunque, grazie Jimmy per quella notte dell’estate 1978; di sicuro la storia ti sarebbe piaciuta.

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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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