The Wonders You Perform di Tammy Wynette diventa Domani È Un Altro Giorno di Ornella Vanoni (e Giorgio Calabrese).
Dopo la grande stagione delle cover ‘beat’ (*) – con apogeo fra 1966 e 1968 – la catena di montaggio di brani anglo-americani cantati in italiano rallenta il suo ritmo di produzione a inizio ’70 . Motivo principale del calo è, probabilmente, il progressivo avvento di musicisti nazionali in grado di esprimersi con sensibilità propria in idiomi di provenienza estera quali il rock, il folk e la canzone d’autore.
La flessione quantitativa viene compensata da alcuni picchi qualitativi. Anzi, talora accade che la riscrittura italiana batta la stesura originale. Stiamo parlando, ad esempio, di The Wonders You Perform, scritta da Jerry Chesnut per la voce di Tammy Wynette e di Domani È Un Altro Giorno, parole di Giorgio Calabrese cantate da Ornella Vanoni.
Tammy Wynette – The Wonders You Perform
Con il suo laccatissimo capello biondo da buco nell’ozono, Tammy Wynette è stata una delle maggiori icone del country nashvilliano, popolarissima soprattutto tra il 1967 e il 1971. Sono lei e Loretta Lynn a introdurre in un mondo sonoro fin lì ipermaschilista un punto di vista muliebre. Il titolo più noto del suo repertorio è Stand By Your Man, invito a restare a fianco del marito a dispetto delle sue debolezze o peggio. Nel 1968 della liberazione sessuale non lo si può definire un messaggio esattamente femminista, anche se la melodia è di sicuro trascinante.
In sintonia con lo spirito di Nashville, ma stavolta in tema di religione, è anche The Wonders You Perform. Il brano esce come 45 giri a inizio 1971 salendo al quinto posto della classifica country di Billboard, senza però entrare nei primi 100 della graduatoria pop (lo si ascolta in Tammy’s Greatest Hits, Volume Two).
Il titolo prende spunto dal primo verso di un celebre inno religioso inglese scritto nel 1775 da William Cowper: “God moves in a mysterious way, His wonders to perform”. Il tema del testo (proposto integralmente a fine articolo) è proprio l’imperscrutabilità dell’agire divino, trattata con un certo turgore. Tammy parla con Dio e, dopo aver ammesso di frequentare poco la chiesa, si attribuisce comunque una fede indefettibile (e acuminata, come vedremo) che altri non possiedono e che sfida i tempi di cambiamento e confusione:
No, non vado in chiesa come dovrei
Ma ho sempre pensato tu sapessi che, a modo mio, so pregarTi
Mentre persino i Tuoi figli dubitano e non riescono a capire
I modi semplici del Tuo agire
A questo punto arrivano esempi non proprio rassicuranti di questo agire divino. Si comincia con la morte di un bambino:
Ho visto il dubbio sul viso delle persone care
Mentre posavano tristi una corona di fiori su una piccola tomba
E mi sono chiesta perché un bambino venga al mondo
Per vivere così poco e morire, mentre Tu avresti potuto salvarlo
Ma io credo che ai Tuoi occhi quel bambino fosse qualcosa di speciale
E di sicuro lo volevi accanto a Te
Per cui lo hai chiamato a braccia aperte, è così semplice
Eppure loro non capiscono come Tu hai agito
Con toni ancor più foschi la nostra testimonial passa poi ad affrontare la malattia mentale (o si parla di tossicodipendenza?) e l’incapacità della scienza a gestirla:
Una volta ho visto un giovane arrivare sino all’età della consapevolezza
Poi ho osservato che alla sua mente accadeva qualcosa
I dottori non riuscivano a fare nulla, era proprio come sospettavo
E mi meravigliai del Tuo modo di essere buono
Hanno provato di tutto ma invano e io ero lì quando hanno spiegato
Alla famiglia che lui era scivolato nell’incoscienza
Immagino che Tu abbia guardato nel suo futuro e lo abbia visto voltarTi le spalle
E per l’amore che gli portavi non potevi correre questo rischio
Le ultime strofe ripercorrono l’esistenza del Salvatore e la sua capacità di comprendere l’umana sofferenza avendo lui stesso sofferto (“Tu li hai capiti quando ti hanno rinnegato e persino crocifisso”) e la chiusa è affidata, giusto per evitare un eccesso di assertività, a un’accorata richiesta:
E se posso Ti chiedo un favore
Aiutami a comprendere meglio
Il mistero dei prodigi che Tu compi
Il mistero dei prodigi che Tu compi
Quindi un tema corposo trattato in modo corposissimo, al punto che questi prodigi divini possono sembrare, a una mente scettica, pervasi da non poca cattiveria. E anche pensando a un possibile fine proselitistico l’efficacia di toni così foschi resta dubbia. Tammy Wynette, probabilmente consapevole di tanto spessore lirico, canta il pezzo in modo lineare, semmai aggiungendovi un tocco di fragilità. Ed è brava a stare sulla melodia che è lineare e coinvolgente. Si può dunque replicare il discorso fatto per Stand By Your Man: il testo può non piacere, ma la musica coinvolge comunque. Oppure si può dire che piace a dispetto del testo.
Ornella Vanoni – Domani È Un Altro Giorno
C’è da immaginare che proprio l’indiscutibile allure melodica di The Wonders You Perform abbia convinto Giorgio Calabrese a rielaborarne, anzi a riscriverne, il testo per poi affidarlo a Ornella Vanoni, fra le voci pop italiane anni ’60-’70 la più attenta alla canzone d’autore e la più vicina a uno stile interpretativo con una vena d’esistenzialismo.
Siamo a fine estate 1971 e Domani È Un Altro Giorno viene approntata per la partecipazione della cantante milanese alla Mostra Internazionale di Musica Leggera di Venezia (l’anno precedente aveva vinto la Gondola d’Oro con L’Appuntamento). Esce poco dopo come singolo e resta dieci settimane nella classifica dei più venduti salendo fino alla nona posizione nel mese di ottobre. La si ascolta anche nell’album Un Gioco Senza Età (1971).
Un breve cenno su Giorgio Calabrese. Paroliere geniale e innovativo già a partire da fine anni ’50 (Mina, Gino Paoli, Umberto Bindi…), Calabrese è stato anche assai bravo nell’adattamento di testi stranieri e a lui va il merito di avere introdotto al pubblico italiano la musica brasiliana. In questa seconda veste Domani È Un Altro Giorno rappresenta uno dei suoi esiti migliori.
È uno di quei giorni che ti prende la malinconia
Che fino a sera non ti lascia più
La mia fede è troppo scossa ormai, ma prego e penso tra di me
Proviamo anche con Dio, non si sa mai
E non c’è niente di più triste, in giornate come queste
Che ricordare la felicità
Sapendo già che è inutile ripetere “chissà”
Domani è un altro giorno, si vedrà
È uno di quei giorni in cui rivedo tutta la mia vita
Bilancio che non ho quadrato mai
Posso dire d’ogni cosa che ho fatto a modo mio
Ma con che risultati, non saprei
E non mi son servite a niente esperienze e delusioni
E se ho promesso, non lo faccio più
Ho sempre detto “in ultimo ho perso ancora” ma
Domani è un altro giorno, si vedrà
È uno di quei giorni che tu non hai conosciuto mai
Beato te, sì beato te
Io di tutta un’esistenza spesa a dare, dare, dare
Non ho salvato niente, neanche te
Ma nonostante tutto io non rinuncio a credere
Che tu potresti ritornare qui
E come tanto tempo fa ripeto “chi lo sa”
Domani è un altro giorno, si vedrà
E oggi non m’importa della stagione morta
Per cui io rimpianti adesso non ho più
E come tanto tempo fa ripeto “chi lo sa”
Domani è un altro giorno, si vedrà
Domani è un altro giorno, si vedrà
Come nel testo di Chesnut, anche qui lo spunto per il titolo ha una fonte ben precisa. Si tratta della frase finale (“Dopotutto domani è un altro giorno”) del kolossal librario e cinematografico Via Col Vento. Nel film viene pronunciata da una lacrimante ma speranzosa Rossella O’Hara/ Vivien Leigh, mentre ben diverso è lo stato d’animo della protagonista della canzone, alle prese con un poco lusinghiero riepilogo della propria vita.
Il testo viene quasi del tutto riscritto, tuttavia Calabrese conserva e riposiziona l’elemento chiave dell’originale, pur se il rapporto con la fede è, come tutto il resto, caratterizzato dalla disillusione (“Proviamo anche con Dio, non si sa mai”). Anche qui c’è un “tu” a cui Ornella a un certo punto si rivolge, che non ha le fattezze di Dio ma di un ex compagno di vita, una figura appena abbozzata, alla resa dei conti deludente eppure terribilmente invasiva.
Tra Tammy e Ornella vince la seconda
Se, come detto, Tammy Wynette dà tono uniforme alle sue convinzioni, Ornella Vanoni si cala in questo coacervo di dubbi e soprassalti con grande capacità mimetica fino al culmine di pathos rappresentato da “Io di tutta un’esistenza spesa a dare, dare, dare Non ho salvato niente, neanche te”, per poi ridiscenderne alla vaga speranza, o autoillusione, dei versi di chiusura. Un’interpretazione davvero coinvolta e coinvolgente, anche se c’è da immaginare che Calabrese sapesse bene con chi aveva a che fare, fosse certo di quale sarebbe stato l’esito finale.
L’organizzazione testuale è impeccabile, eppure quel che resta è soprattutto un fermo immagine molto evocativo, un interno borghese con al centro una figura femminile assorta nei propri pensieri che riporta a certo cinema italiano di quello stesso periodo, cose come Anonimo Veneziano o La Prima Notte Di Quiete (dove, in una scena fondamentale, si ascolta proprio Domani È Un Altro Giorno). Un film intitolato Domani È Un Altro Giorno in effetti arriverà, ma solo nel 2019, diretto da Simone Spada, e con una storia totalmente diversa. Qui la canzone è interpretata da Noemi.
Quanto a Ornella Vanoni, la riprenderà altre due volte, una nel 2009 in duetto (idea concettualmente discutibile) con Claudio Baglioni e un’altra, nel 2020, in chiave jazz insieme a Paolo Fresu e Rita Marcotulli. Inutile dire che la prima stesura resta imbattibile e che, alla fine, aiuta a volere un po’ bene anche a The Wonders You Perform. Senza la quale domani non sarebbe stato un altro giorno.
Il testo inglese di The Wonders You Perform
Oh Lord, You know that I’m not one
To bother You with little things
And You and I have never been too close
But we’ve always been on speaking terms
I’ve watched Your way of doing things
And tried to understand You more than most
No, I haven’t gone to church the way I ought to
But I always thought You knew in my own way, I worshipped You
While even Your own children doubt and fail to understand
The simple way You go about the things You do
I’ve seen the doubt upon the face of loved ones
As they sadly placed a wreath of flowers on a tiny grave
And wondered why a child is brought into the world
To only live a little while and die, You could have saved
But I believe that in Your eyes this little child was something special
And you wanted it to be with You, no doubt
So with out-stretched arms You beckoned, it so simple that I reckon
They can’t understand the way You worked it out
Once I saw a young man growing ‘til he neared the age of knowing
Then I watched as something happened to his mind
No doctor could correct it, it was just as I suspected
And I marvelled at Your way of being kind
They tried everything in vain and I was there when they explained it
To the family, how he slipped into a trance
Guess You looked into the future, watched him turn his back upon You
Loving him so much, You couldn’t take the chance
It took a lot of love to die, for sinners such as I
And I guess that’s why You’ve never given up on me
You understood when some denied You and even when they crucified You
Knowing all these things were meant to be
For the stable’s such a simple thing
No wonder there were few who came
To see a King the night that You were born
And I’d ask one favour, if I can
Help me to better understand
The mystery of the wonders You perform
The mystery of the wonders You perform
(*) Tomtomrock se ne è occupata in più occasioni iniziano con le varie trascrizioni di Nights In White Satin dei Moody Blues.