Aretha Franklin | Tomtomrock Articolo.

Un ricordo della Regina del Soul.

Aretha Franklin | Tomtomrock Articolo

Quante donne hanno vissuto sotto il nome di Aretha Franklin nei settantasei anni che ha trascorso sul pianeta Terra? La risposta è: molte. Non le conosciamo tutte, ma possiamo provare a rintracciarne qualcuna.

I primi anni di Aretha Franklin

La prima che incontriamo è una Bambina di otto anni che si esercita al piano sotto lo sguardo del padre, il Reverendo Clarence Franklin, un predicatore capace di infiammare le folle con i suoi sermoni, che la ‘arruola’ per uno spettacolo itinerante di coro e canto gospel. C’è poi una Ragazzina che a Detroit, dove si  trasferisce la famiglia quando la mamma li abbandona, passa le giornate con Mahalia Jackson che frequenta la sua casa (come altri musicisti e cantanti, Smokey Robinson tanto per dirne uno), condividendone la passione per la cucina, E per il gospel, certo.

C’è l’Adolescente che a sedici anni ha già due figli e che poco dopo divorzierà da un uomo che proprio non vale la pena di provare a trattenere (se vi ricorda qualcosa andate alla voce “The Blues Brothers”). E c’è la Cantante che diciannovenne incide il suo primo disco per la Columbia insieme al pianista jazz Ray Bryant (nonostante i dubbi di molta critica sui suoi esordi anche questa è una meraviglia scintillante che non si smetterebbe mai di ascoltare) e che qualche anno dopo, nel 1967, incontra Jerry Wexler che la porta all’Atlantic trasformandola in The Queen of Soul, appellativo che dovrà essere ritirato da oggi, perché mai più nessuna potrà fregiarsene.

 

Aretha pigliatutto

C’è poi la Ladra di canzoni come afferma uno sconsolato e orgoglioso Otis Redding ascoltando la sua versione di Respect. O come avrà pensato un’amareggiata Dionne Warwick per la quale Burt Bacharach scrive Say a Little Prayer e di cui Aretha si appropria, trasformando una pop song da Martini cocktail in un gospel commovente e trascinante. E c’è l’Attivista che nel 1970 si offre di pagare la cauzione per Angela Davis perché “Io ho i soldi, li ho avuti dalla Gente Nera e voglio usarli in modo da aiutare la nostra gente”. Nel 1972, all’apice della sua carriera artistica, ecco un’altra Cantante, quella  che ritorna alle sue origini e incide Amazing Grace, un doppio album di musica sacra assolutamente indispensabile per chi voglia provare ad approfondire il senso della sua opera.

 

Il ritorno al successo e le lacrime del presidente

Infine, dopo un periodo di appannamento e il ritorno al successo con una serie di trascinanti duetti (con gli Eurythmics, con George Michael, con i Rolling Stones) c’è la Signora che sarà al fianco di Barack Obama il giorno del suo insediamento e che lo farà commuovere nel 2015 durante i Kennedy Center Honors in onore di Carole King, quando interpreta una versione di (You Make Me Feel Like) A Natural Woman che proprio Aretha aveva portato al successo nel 1967.

Ascoltatela in quest’occasione, e guardatela, quando si alza dal pianoforte (era anche una brillante strumentista) mentre lascia cadere a terra una pesante pelliccia e  sembra volersi rivelare una Donna come tante altre, con la sua vita complicata, fatta di alti e bassi, di gioie e di delusioni, di orgoglio e di sofferenza. Ma con una voce potente e raffinata al contempo, che scalava le ottave senza apparente sforzo, abbellendole di un’accorata umanità che rendeva ogni sua interpretazione assolutamente unica. Respect, Aretha!

 

I dischi citati nell’articolo:

Aretha (With The Ray Bryant Combo)   (Columbia – 1961)

I Never Loved A Man The Way I Love You  (Atlantic – 1967)

Lady Soul  (Atlantic – 1968)

Amazing Grace (Atlantic 1972)

 

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Da ragazzo ho passato buona parte del mio tempo leggendo libri e ascoltando dischi. Da grande sono quasi riuscito a farne un mestiere, scrivendo in giro, raccontando a Radio3 e scegliendo musica a Radio2. Il mio podcast jazz è qui: www.spreaker.com/show/jazz-tracks

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