Mary Gauthier si racconta nell’autobiografia Saved By A Song.
Che la musica possa salvare la vita di chi la ascolta credo sia incontestabile. Per chi la fa si sarebbe quasi tentati di sostenere il contrario, anche se le tragiche vicende degli appartenenti al cosiddetto “Club dei 27” sono probabilmente dovute più alla difficoltà di gestire il successo e le sue conseguenze che non alla musica stessa. Ma questo libro di Mary Gauthier racconta di come la musica possa salvare la vita anche a chi la fa: prima di tutto portandolo ad abbracciarla come forma di terapia prima ancora che come mestiere. Un po’ autobiografia e un po’ “manuale di songwriting” – per quanto sui generis, personalissimo e pressoché impossibile da imitare -, il libro si snoda in un racconto cadenzato da episodi che hanno per protagonista una canzone: o meglio, il rapporto dell’autrice con la medesima e con quello che ha significato per lei.
Una canzone per ogni capitolo
Ogni capitolo prende infatti il titolo da una canzone – quasi sempre sua, con l’eccezione di una di John Prine e di una di John Lennon – e si apre con il testo della medesima. Si parte con una canzone che racconta la sua caduta nell’alcolismo, per proseguire con un’altra che narra del dramma degli amici omosessuali morti per AIDS abbandonati da tutti, in un periodo in cui questa malattia era vista come la nuova peste legata esclusivamente alle tendenze sessuali. Mary comincia ad avvertire il bisogno di buttar fuori le sue angosce e a pensare che il songwriting – con il suo corollario dell’esibirsi in pubblico – possa essere un mezzo per raggiungere lo scopo. Trascinata quasi per caso in una serata open mic, l’ascolto della canzone di uno sconosciuto – e poi di un pezzo di John Prine, Sam Stone – la convince che il percorrere quella strada può essere la sua ancora di salvezza e si mette in cammino senza ripensamenti. Da lì l’inizio di un percorso che la porta a riconsiderare le sue angosce e i suoi fantasmi. Alcolista, drogata, lesbica, abbandonata dalla madre ancora in fasce e adottata da una famiglia di origine italiana.
Un percorso verso la pacificazione interiore
I primi due “problemi” vengono risolti con una drastica disintossicazione: tuttora, a molti anni di distanza, Mary non tocca neppure un goccio di vino. Il terzo aspetto viene vissuto molto più serenamente sfrondandolo delle “nevrosi sessuali” che ne avevano contraddistinto gli anni giovanili. Per risolvere l’ultimo è necessario partire per un tortuoso cammino di ricerca della propria madre naturale: dopo un iniziale rifiuto da parte di quest’ultima, l’incontro avrà luogo e porterà finalmente ad una pacificazione interiore. Mary dedicherà al problema dell’infanzia abbandonata un vero e proprio concept album, che resta uno dei suoi lavori migliori e più ispirati: The Foundling.
In altri capitoli viene descritta la genesi di altri suoi album, ispirati a momenti particolari della sua vita, anche se le vicende personali sono sempre “sublimate” in una visione e in un “messaggio” che potremmo quasi definire universali: Drag Queens And Limousines, Mercy Now – forse tuttora il suo capolavoro – e l’ultimo Rifles And Rosary Beads.
Mary Gauthier – Saved By A Song merita una traduzione
In tutto questo racconto Mary si mette a nudo con grande sincerità e senza farsi sconti, così come ha sempre fatto nelle sue canzoni; in questo senso si può quasi affermare che questo volume è un po’ anche il suo ultimo disco. Scritto in una prosa semplice e diretta, il libro si fa leggere anche in lingua originale, anche se il frequente uso di parole ed espressioni gergali rende necessario – almeno per chi, come il sottoscritto, non abbia poi una gran conoscenza dell’inglese “americano” – ricorrere con una certa frequenza al vocabolario. Certo che una traduzione italiana renderebbe nota ad un numero maggiore di lettori una vicenda artistica e umana che merita di essere conosciuta.