Mentre si discute del megaconcerto di Vasco Rossi a Modena, Marco Zoppas va controcorrente in una nuova puntata di Rock e letteratura.
Partiamo dalla letteratura
Pier Paolo Pasolini entra con Empirismo Eretico nel dibattito semiologico senza esser stato invitato dal poco ospitale padrone di casa, Umberto Eco. E si capisce subito perché. Pasolini non usa mezze misure, parla subito di morte. Sostiene che la vera scelta è tra rimanere immortali e perciò inespressi e morire esprimendo se stessi. L’unica libertà che abbiamo in questa vita è di scegliere la morte, e questo è scandaloso perché vivere è un dovere. Pasolini sta alludendo al suo mestiere di regista cinematografico. In questa attività, nella ricerca di successo e ammirazione, l’autore è costretto ad esporre la propria nudità interiore. Il desiderio di scandalizzare e dimostrarsi differente dai suoi colleghi è allo stesso tempo la volontà di essere ridicolizzato e biasimato. Il bisogno di affermarsi ha un effetto boomerang, masochistico, e si accompagna a un desiderio di dolore e di morte.
Letteratura postmoderna
Dall’alto della sua arguzia accademica Umberto Eco non può che infastidirsi. Egli è portavoce dell’ironia postmoderna dove non ci si può più esprimere innocentemente e persino una dichiarazione d’amore va corredata da un rimando di tipo estetico e diventare così: “come direbbe Barbara Cartland, ti amo alla follia”. Sono sottigliezze che fanno ridere e divertire un cerchio ristretto di antistrutturalisti. L’antidoto a tanta intelligenza proviene per fortuna da David Foster Wallace, che finalmente smaschera il gioco dell’ironia e ci avvisa che c’è poco da scherzare. Wallace, scrittore statunitense purtroppo morto suicida, conosceva bene le dipendenze. La più subdola di tutte le droghe, come aveva già capito Pasolini, è lo schermo. Televisione, internet, social…fate un po’ voi, fra un po’ convergeranno tutti nella stessa cosa.
Osserva le pubblicità – dice Wallace – e osserva te stesso mentre le guardi. Sono la tua cura e il tuo veleno. Guarda come ti strizzano l’occhio in segno d’intesa. Non è forse ironico che prodotti in teoria mirati a renderti unico e irripetibile siano destinati a milioni di persone? Che cosa ti resta allora per distinguerti dalla folla? Il ruolo dell’ironia diventa subdolo in quanto ti rassicura di essere speciale anche se stai facendo proprio quello che fanno tutti gli altri. Grazie alla tecnologia dell’immagine ti convinci di non essere più un ebete passivo, ma un complice. Ma guai a non capire l’ammiccamento perché significa esporsi al ridicolo, ciò che temi di più. La voce dell’ironia diventa allora quella del prigioniero innamoratosi della sua gabbia. E’ la voce oppressiva di un nuovo totalitarismo, e non c’è scampo.
Le Bollicine di Vasco Rossi
Se poi gli spot assomigliano sempre più ai programmi e i programmi agli spot, è fatta. Se una canzone ricorda uno spot, ancora meglio. Lo intuisce Vasco Rossi con Bollicine. La canzone stessa diventa un piccolo spazio pubblicità svelando, con messaggi tipo “coca cola chi vespa e mangia le mele”, il linguaggio stesso dei media – l’unica maniera per non lasciarsi sovrastare. Mentre la protesta di Pasolini degenera nelle turpitudini di Salò o le 120 Giornate di Sodoma e Umberto Eco si trastulla con motti di spirito alla ricerca di “un lettore ideale affetto da una insonnia ideale”, c’è un rocker che trova un equilibrio sopra la follia e dice no alle cazzate.
Vasco Rossi come i Rolling Stones
Se li merita gli stadi gremiti. E’ lui a parlare a più generazioni di italiani accomunati da un’unica passione, come altrove succede per esempio in un concerto dei Rolling Stones. Se cerco un messaggio di speranza e una via d’uscita dalla dittatura mediatica li trovo più facilmente nella sfrontata sincerità di Vasco Rossi quando mette a nudo le sue debolezze e le sue oscillazioni. O nelle provocazioni di Nun Te Reggae Più di Rino Gaetano quando si prende gioco della società. O nell’Illogica Allegria di Giorgio Gaber quando guida lungo l’autostrada alle prime luci del mattino.
Sono i cantautori a fornire uno spaccato credibile dell’Italia negli ultimi decenni – chi prendendo troppo sul serio i propri cliché, chi reinventandosi – ma comunque sempre loro. Purtroppo la proposta di Pasolini di sospendere i programmi televisivi è irrealizzabile e le facezie di Eco non fanno mica tanto ridere.