“Quello che c’è ciò che verrà
ciò che siamo stati
e comunque andrà
tutto si dissolverà”
Un incontro con Franco Battiato.
Non so a chi io debba essere grata del fatto che, nel pieno della mia adolescenza inquieta, mentre i miei coetanei inseguivano le Madonne di turno, venni travolta nel corpo e nell’anima dalla musica di Franco Battiato. Mi sentivo strana pure per questo, pensavo fossi l’unica della mia età alla quale piaceva un cantante, che non cantava di quelle storie d’amore che fanno rima con fiore e cuore, ma dei Dervisci Tourneurs che girano e dell’esoterismo di René Guénon.
Senza dubbio so che a lui devo dire grazie per avermi trasmesso attraverso indubbie affinità terrene certe grandi emozioni e ispirazioni che hanno aiutato il mio percorso arricchendolo di passioni e di interessi, attraverso quelle note uniche, così identificative e evocative, che continuano a rapire e a invadere la mia anima, anche in queste ore dove sono presa da turbinii di emozioni e paure, dovute a eventi tra casualità e predestinazioni, che si ripercuotono sull’attuale fragile sensibilità dei miei pensieri.
Ho avuto la fortuna di incontrare Battiato spesse volte e soprattutto ai primi concerti a cui assistevo. Mi fermavo alla fine del live solo per salutarlo o farmi autografare la mia collezione di tutti i suoi dischi, che ovviamente ho ascoltato fino in fondo e fino a consumarli, solco dopo solco, traccia dopo traccia. Ricordo che riuscivamo sempre ad entrare nei back stage corrompendo musicisti e gente dello staff, spinti dall’incoscienza e dall’ euforica intraprendenza adolescenziale di allora.
Nel 2005 volli fare di più e approfittando del tour promozionale per l’uscita del suo secondo film Musikanten, lo contattai per ospitarlo in una mia trasmissione, nella radio in cui lavoravo. La trattativa fu faticosa, ma sfoderai tutta la tenacia e la tattica acquisita sul campo e la cosa fatalmente si realizzò. Faticosa non per la sua reticenza, anzi lui accettò subito con piacere, ma avrebbe dovuto incastrare gli impegni che il promoter aveva fissato in quella giornata. Ricordo che l’attesa fu lunga, lunghissima e io mi fermai negli studi radiofonici tutto il giorno, perché l’incontro slittò diverse volte.
Alla fine proprio verso l’imbrunire, Franco Battiato arrivò in radio…
Cercai di contenere l’entusiasmo, mettendoci la professionalità e quel giusto distacco, necessario proprio per evitare di sembrare come una di quelle ragazzette fanatiche che si strappano i capelli per il loro artista preferito, ma era più che tangibile l’emozione di sentirlo così vicino e quel momentaneo privilegio di averlo accanto tutto per me, in qualche modo. Senza dubbio l’incontro e l’intervista più importanti della mia vita. Quella davvero voluta da sempre. In quell’attimo i tantissimi cantanti incontrati negli anni erano tutti tante, ma tante spanne sotto; ma questo lo sapevo già prima di incontrarlo.
Battiato rispose senza filtri a tutte le domande pubbliche che misurai attentamente per non sbagliare, nel rispetto della sua figura artistica e di persona così autentica e speciale, ma a microfono spento mi lasciai andare a domande frutto di curiosità personali che avrei voluto fargli da sempre. Non si smentì con la sua ironia e confermò quanto fosse meno complicata e anche assai divertente la sua visione intelligente e ironica sulle cose comuni e pratiche.
https://youtu.be/J1E4RRZQ4v0
In confidenza mi rivelò spassosamente anche di una cantante che lo supplicò a lungo per avere un suo pezzo, che lui le negò per sempre. Il nome non me lo avrebbe mai rivelato, manco sotto torchio. Io nel tempo ho azzardato varie ipotesi sulla sfortunata in questione, che tengo per me. Ricordo ancora che Battiato scelse un pezzo da mettere in scaletta dicendomi che forse era poco adatto all’ ascolto radiofonico: La porta dello spavento supremo. Pezzo così profetico, così vero e oggi autentico del pensiero di Sgalambro: qualsiasi cosa farai in vita per salvaguardare il tuo intelletto e il tuo corpo, svanirá con la morte. Gli dissi mentre il pezzo era in onda, banalmente, “bello”; ” beh si è un pezzo ben riuscito questo” ribatté Battiato.
… e poi in teatro
Era il 28 novembre del 2005: fu una gioia per me quell’ intervista e non la dimentico. In serata, con il mio amico Lillo, andai in teatro per assistere alla proiezione del film e con mio stupore, al suo ingresso sul palco, col suo annuire agli applausi del pubblico, guardò in platea e ad alta voce, riferendosi a me, sì proprio a me, disse, “ah ma sei qui, ma ciao” e dopo avermi sorriso, si accomodò sulla poltrona, approntata sul palco del teatro. Immaginate il mio stupore, la mia gioia e la mia soddisfazione per quel saluto.
Anche in questi giorni complicati per me, i testi delle sue canzoni e l’incanto delle sue armonie, mi sono da conforto e distrazione. Ho già scritto di quanto sono grata a Franco Battiato per aver arricchito il mio percorso di vita, liberandomi da certe prigioni mentali, avendo dato risposta a diversi quesiti sull’ esistenza e probabilmente quello che mi lega alla sua figura è veramente “un sentimento mistico e sensuale”.
Grazie Battiato
Non sono riuscita ancora a trovare nitidamente, “l’alba dentro l’imbrunire” e forse non la troverò mai.
Sarà per mia incapacità o per un limite culturale e di formazione, o soltanto per la mancanza di mezzi e tecniche giuste per poterlo fare, anche se continuo a provarci da sola, perché lui diceva che bisogna conoscere sé stessi per raggiungere una pace interiore e godere di certe gioie, che nel silenzio appagano oltre certe pochezze della vita, che crediamo prioritarie. Fortunatamente, io riesco a immaginarla e a coglierla quell’alba, proprio nella bellezza di un attimo di felicità e compiacimento e in tutto quello che il maestro ci ha donato nella sua immensa poetica musicale, tra scale armoniche ed echi di danze sufi. Con tutto l’amore che ho potuto e la stima che non è mai cambiata, è stato molto bello. #graziebattiato