Ziggy Stardust - The Motion Picture

Per i 50 anni del concerto, Ziggy Stardust – The Motion Picture torna sugli schermi.

Ziggy Stardust – The Motion Picture, come sappiamo, è uscito nel 1983 e ricordo di averlo già visto al cinema per l’occasione, contemporaneamente all’acquisto del vinile. Diretto da DA Pennebaker, celebre per il classico documentario su Bob Dylan del 1967, Don’t Look Back, riproduce l’ultimo concerto del tour di Ziggy Stardust /Aladdin Sane, quello dell’addio di David Bowie a Ziggy e, conseguentemente, agli Spiders From Mars. Era il 3 luglio 1973. Una mossa inattesa, una delusione per i fan e la band, ma anche un passo verso un futuro ugualmente glorioso per Bowie, che così iniziava a palesare al mondo la sua capacità di reinvenzione.

Cosa mancava alla versione precedente

Tuttavia, il video e il disco in commercio non riproducevano l’integralità del concerto, perché Jeff Beck non aveva dato il suo consenso (per ragioni economiche, a quanto pare). Dal momento il grande chitarrista è deceduto il 10 gennaio di quest’anno, può darsi che gli eredi abbiano accettato, o più probabilmente un accordo era stato già raggiunto. Comunque sia, il video che oggi abbiamo a disposizione è completo non solo di The Jean Genie, che si era comunque già vista, ma anche di un’infuocata cover di Round and Round di Chuck Berry. Oltre questo, il video e l’audio sono stati restaurati, il primo con il 4K supervisionato dal figlio di DA Pennebaker, Frazer, e da Chris Hegedus; il secondo grazie a un mixaggio 5.1 curato da Tony Visconti.

Un evento per celebrare David Bowie, oltre che Ziggy

Una presentazione degna di un evento, che infatti c’è stato. La sede originaria del concerto, l’Hammersmith Odeon, oggi Eventim Apollo, è stata allestita a mo’ di teatro, e sul palco Mike Garson è stato invitato a eseguire il medley che aprì il concerto del 1973; successivamente c’è stato un Q&A dal vivo con Richard E Grant, Don Letts, Danielle Perry, Ken Scott e Suggs, il frontman dei Madness, condotto dal giornalista e giudice del Mercury Music Prize, Phil Alexander. È seguito il concerto, e il tutto è stato trasmesso in diretta, a partire dalle 19 inglesi, in circa 600 cinema sparsi in Europa. Nel Q&A, le risposte che mi sono sembrate più significative sono state quelle di Mick Garson, che ha ricordato come nel 1973 l’idea del medley fosse venuta a Bowie poco prima di andare in scena, avendolo ascoltato improvvisare al piano. E poi quelle di Scott, che come ingegnere del suono e/o produttore ha lavorato a The Man Who Sold the World, Hunky Dory The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars e  Aladdin Sane, il quale ha ricordato la facilità di lavorare con David Bowie grazie alla sua indole e alle straordinarie doti di vocalist, in grado di registrare i brani in una take senza necessità di ritoccare nulla. Naturalmente, più di un pensiero è andato alla straordinaria band, ovviamente a Mick Ronson, ma anche a Trevor Bolder e Mick ‘Woody’ Woodmansey.

Com’è la nuova versione di Ziggy Stardust – The Motion Picture?

Del film cosa dire, visto che è arcinoto? Mi è parso potenziato soprattutto nel suono. Dal punto di vista visivo qualcosa certamente è stato fatto, ma per fortuna senza esagerare: lo stile ‘immersivo’ di DA Pennebaker è ancora lì, con il buio spesso prevalente nel quale spiccano le luci arancioni, le riprese dei (delle soprattutto) fan in estasi (e non è un modo di dire, a volte paiono in trance). Soprattutto, un modo di girare i video dei concerti lontanissimo da quello che si è affermato con MTV dagli anni ’80 in poi, senza gli stacchi continui e i montaggi senza senso. Oltre ai musicisti già citati, nel video appaiono brevemente Ringo Starr nel camerino con Bowie durante una pausa, poi Geoffrey MacCormack, Ken Fordham, John ‘Hutch’ Hutchinson, Angie Bowie.

Ovviamente, la presenza di Bowie è catalizzatrice e la regia lo sottolinea. Dall’attacco a perdifiato di Hang On To Yourself, dal vivo una vera bomba proto-punk, a tutta la prima sequenza che include il medley Wild Eyed Boy from Freecloud / All the Young Dudes / Oh! You Pretty Things e che culmina con l’incredibile Moonage Daydream e un Mick Ronson spaziale. Restano in mente le riprese dal basso, quasi incentrate sul solo volto, di My Death, la mia favorita Time … ma certo ognuno troverà i suoi momenti del cuore. Quando il film uscì nel 1983, Bowie era sulla cresta dell’onda grazie a Let’s Dance. Certamente vederlo oggi a distanza di decenni e dopo la sua morte fa un altro effetto. Sempre esaltante, perché la musica per fortuna resta, così come le immagini, ma vederlo indossare uno dopo l’altro gli abiti di scena (di Freddie Burretti, Kansai Yamamoto …) che pochi anni fa abbiamo visto esposti nei musei in occasione della mostra allestita dal Victoria & Albert Museum dà l’idea non soltanto del tempo trascorso individualmente, ma anche del tempo trascorso per la stessa storia del rock.

 

Abbiamo visto lo streaming di Ziggy Stardust – The Motion Picture al cinema Vue The Light di Leeds

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Mi piace la musica senza confini di genere e ha sempre fatto parte della mia vita. La foto del profilo dice da dove sono partita e le origini non si dimenticano; oggi ascolto molto hip-hop e sono curiosa verso tutte le nuove tendenze. Condividere gli ascolti con gli altri è fondamentale: per questo ho fondato TomTomRock.

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