Articolo: Bob Dylan, il Premio Nobel e Noi

Articolo: Bob Dylan, il Premio Nobel e Noi

Mentre Bob Dylan continua ad astenersi dal rispondere all’Accademia svedese, proponiamo una nuova riflessione sul premio.

Una vecchia diatriba risvegliata dal Nobel

Era ovvio che il Nobel a Bob Dylan avrebbe riacceso l’antica discussione se quella sia letteratura o ‘solo’ canzoni.

Se il testo di una canzone possa camminare da solo o se abbia necessariamente bisogno della musica per poter continuare ad avere un senso. Lo sapevamo già. E quando dico ‘noi’ intendo quelli che da anni, forse senza alcuna speranza ma solo per il piacere del pensiero, credevamo che quel premio fosse giusto.

“Nel mondo greco la poesia veniva definita ‘lirica’ in quanto accompagnata dalla musica della lira: non sappiamo se le poesie di Saffo, Mimnermo, Alceo e così via fossero cantate o semplicemente sostenute dalla musica. Ergo, la questione Bob Dylan premio Nobel no, Bob Dylan premio Nobel sì è semplicemente destituita di fondamento”. Così un professore di Letteratura greca e latina.

Se letteratura è scrivere ciò che riflette lo stato delle cose e indica a coloro che brancolando nel buio cercano un nuovo spunto di riflessione, allora tre quarti di quanto ha scritto Dylan ha svolto questa funzione. E quelle parole hanno indicato la strada o anticipato i tempi.

Bob Dylan tocca i temi fondamentali della vita

Non c’è album/libro che non abbia offerto un taglio diverso al nostro modo di guardare la realtà. Anche quando I testi – penso ad Another Side o a Blood On The Tracks –  si ripiegavano sullo stesso autore. Ma credo che proprio qui stia la grandezza di quei testi. Nella loro capacità di uscire da una questione strettamente privata. Per lasciare a noi uno spazio entro il quale riflettere, interrogarsi su cosa sia o sia stato l’amore.

Il mondo è fuori da ogni logica. E Georgia Sam  o Louie the King, mentre indicano o vagano o cercano lungo l’autostrada 61, lo sanno bene. Mentre inseguono una via di uscita…..Anche se poi tutti loro si ritroveranno in compagnia dell’umanità intera in Desolation Row.

E tutto Dylan ha toccato i temi fondamentali della vita e quindi della letteratura. L’amore, la solitudine, la fede, il dubbio, il nulla. Se poi quelle parole si sono ‘appoggiate’ a delle note, non credo sia una ragione per non riconoscere loro lo status di letteratura.

Quanto importa il Nobel a Dylan?

La polemica su Philip Roth – che spero sia il prossimo a ricevere il premio – che “lo avrebbe meritato molto più di lui”. O quando vengono citati autori, molto spesso conosciuti solo dagli agenti e, forse, dagli editori. Si fa una polemica sterile quanto inutile. Così come è una pura perdita di tempo stare a leggere le dichiarazioni di qualche belloccio arrogante scribacchino italiano che disquisisce sulla musicalità di scrittori da lui amati.

A me piace pensare che, pur contento del premio che gli è stato riconosciuto, Dylan abbia pensato a quello che ha scritto qualche anno fa:

Sono stato sulle montagne e al vento / Ho conosciuto la tristezza e la felicità / Ho pranzato con i sovrani e mi hanno offerto tutto / Ma tutto questo non mi ha impressionato affatto”.

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Nato con i Beatles e cresciuto con il folk americano, ho trovato in Dylan la sintesi perfetta di ogni cosa. Suono da molti e molti anni, prima in un gruppo (La Via del Blues) e poi in un duo che spesso si moltiplica con la partecipazione di amici che vogliono condividere il piacere/ divertimento di scrivere pezzi propri (The Doorways). Tom Petty, Byrds, The Band, Eric Andersen, The Outlaws, Bruce Springsteen e tanti altri.... Per me Clapton è ancora Dio.

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