Secondo round di uscite rap di questi ultimi tempi: con alti e bassi
Big K.R.I.T.
Con gli Outkast uniti solo per un tour celebrativo e Lil’ Wayne scoppiato, il Souther Rap non è più rappresentato come una volta. Ecco dunque farsi avanti Big K.R.I.T., decisamente più nella scia del duo di Atlanta che del piccoletto di New Orleans. Cadillactica (Def Jam – 2014) riprende il suono del periodo d’oro degli Outkast e Justin Scott/Big K. è al contempo produttore e rapper di buon livello, qui aiutato da diversi ospiti: Lupe Fiasco, Wiz Khalifa, Raphael Saadiq e altri. Nel complesso godibilissimo nonostante la lunghezza, il disco trova i suoi momenti migliori – curiosamente – verso la fine, soprattutto con Saturdays=Celebration che ricorda il Kanye West di College Dropout, mentre all’inizio la title track è puro suono Outkast già a partire dal nome. Non solo derivativo, Big K.R.I.T. emerge anzi da questo secondo LP come figura leader nel rap, sudista ma non solo, contemporaneo.
7,6/10
Dj Quik
Anche Dj Quik è contemporaneamente rapper e produttore, ma contrariamente a Cadillactica, il suo The Midnight Life (Mad Science – 2014) ne fa emergere il talento soprattutto alla consolle. Cresciuto alla scuola di Compton, l’influenza di Dr Dre è a tratti evidente (That Niggaz’s Crazy), ma Quik campiona di tutto, dal jazz all’r’n’b, e nel tempo ha sviluppato uno stile personale assai pregevole. Come si diceva, però, non è un rapper particolarmente brillante, e il fatto che gli ospiti non lo aiutino più di tanto fa sì che The Midnight Life soffra, su quasi sessanta minuti di durata, di qualche problema di monotonia.
6,9/10
Shady XV
Non è un nuovo disco di Eminem, questo Shady XV (Shady/Interscope – 2014), ma neppure una semplice compilation: uscito a marcare i quindici anni di attività della Shady Records, contiene un primo cd di materiale nuovo e un secondo a raccogliere i successi del passato. I rapper che si alternano nel primo disco sono Yelawolf, Slaughterhouse, Bad Meets Evil e lo stesso Eminem, più qualche ospite. Su Psychopath Killer, Yelawolf e Slaughterhouse danno buona prova di sé, altrove prevale il manierismo: soprattutto Eminem sembra in fase involutiva, più vicino a Relapse/Recovery che all’ultimo MM2, sebbene tecnicamente ineccepibile e a tratti divertente. Il secondo disco contiene alcuni brani simpatici (Purple Pills, My Band, il successo-tormentone di 50 Cents, In Da Club) e un solo classico: Lose Yourself, nella versione standard e in quella demo, con testo differente.
6/10
Rick Ross
Rick Ross aveva sorpreso all’inizio dell’anno con Mastermind, un disco di gran lunga superiore ai suoi standard. Evidentemente pentitosi, saluta il 2014 con questo pessimo Hood Billionaire (Maybach/Def Jam – 2014), che infila uno dopo l’altro ogni possibile cliché del genere. Gli ospiti (inclusi Jay Z, Snoop Dogg, Big K.R.I.T.) sembrano tutti distratti e quantomeno distratti sareste anche voi a comprarlo (o a scaricarlo).
3/10
Wiley
Fra i primi esponenti della “via inglese al rap”, o grime, Wiley aveva riscosso un successo minore rispetto ad altri colleghi come Dizzee Rascal, Kano, Tinchy Stryder. Ma ora che tutti questi si sono dati al pop, con risultati peraltro mediocri, ecco che Wiley si riprende il genere originario. Snakes And Ladders (Big Dada – 2014) non è particolarmente innovativo ma è sicuramente potente. Il singolo On A Level si fa notare subito; belle anche From The Outside e l’atmosferica What’s On Ya Mind. Difficile che possa rilanciare il grime, ma è un buon passo nella carriera di Wiley.
7/10