Dopo Thinking In Textures (2012) acclamatissimo, Nicholas James Murphy (Chet Faker) tenta quest’anno il primo full lenght. Registrato al Meat Market Arts House di North Melbourne in quella che era una vecchia cella frigorifera, l’album raccoglie l’esperienza di due anni di successo e di lavoro sul palco. L’electro-soul di Built On Glass, da molti definito accattivante e sensuale, è un pop alternativo che comprende chill-wave e downtempo: attraverso sintetizzatori e drum machine Chet Faker dà forma alla sua personale idea di black music, senza rinunciare a qualche strumento elettroacustico. Pezzi piacevolmente R&B come Talk Is Cheap o Gold, l’hip hop di Melt o il lento indie-rock di Cigarettes & Loneliness sono caratterizzati dal sovrapporsi dei campionamenti vocali, per una produzione quasi casalinga che suona intima e autoreferenziale, perfetta per la crescente domanda ‘mainstrindie’ del pubblico di MTV. La critica ha esaltato l’utilizzo di strumenti elettroacustici accanto a quelli elettronici, si è parlato di “coraggio” nell’usare un sassofono come nel fondere elementi sonori differenti alla ricerca di una sperimentazione pop. Si è fatto riferimento a James Blake, ai Postal Service, e anche a Van Marrison per parlare di queste tracce che dopo alcuni ascolti risultano orecchiabili al punto che bisognerà fare attenzione a non confonderle con gli intermezzi promozionali che occupano ogni tanto lo spazio tra un brano e l’altro su Spotify.
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