di Fausto Meirana
Anche se Will Stratton è giovanissimo, essendo nato nel 1987, Gray Lodge Wisdom è già il suo quinto album e segue il convincente Post-Empire del 2012. Come accade sempre più spesso, è il passato che segna l’ascolto di quest’opera; il passato dell’autore, con al centro la ferita fresca di una terribile convalescenza dopo una serie di operazioni per un tumore (dal quale è uscito finalmente guarito) e il nostro, cioè la musica che abbiamo amato, come le ballate dolenti di Nick Drake (di cui Stratton si professa discepolo, e si sente) o le cascate di note alla John Fahey, che riecheggiano nelle composizioni ariose e delicate del cantautore e chitarrista californiano ora residente a Brooklyn. La title track, che apre il disco, vede il nostro accompagnato da una vera band, The Weather Station, aprendo forse a future collaborazioni, ma il meglio viene dalle canzoni accompagnate solo dalla sua frizzante tecnica chitarristica, come in Long Live The Hudson River, oppure dove l’aggiunta di sparsi arrangiamenti d’archi, come nella sognante Do You Love Where You Live?, ribadisce senza dubbio la parentela con il Drake di Five Leaves Left.
7,7/10
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Will Stratton – Long Live The Hudson River