di Antonio Vivaldi
“Che succederebbe se non avessi alcun talento?” si domandava, senza ombra di autoironia, Christopher Owens in uno dei brani del suo primo lavoro da solista, Lysandre. In questo A New Testament Owens decide di mostrare il proprio talento cimentandosi in un’impresa non da poco: un disco di canzoni ‘primarie’; caratterizzate cioè da strutture sonore iperclassiche come il call and response soul, la ballata country, il rock’n’roll anni ’60 o l’inno gospel e da testi debordanti di semplici sentimenti amorosi. Ora, sappiamo tutti che Otis Redding ha reso immortale una frase come “Ti ho amato troppo a lungo, bambina” e Hank Williams ha commosso cuori insospettabili parlando del “tuo cuore ingannatore”, ma si trattava di figure dalla forza espressiva enorme, traboccante e spontanea (oltreché di breve durata, purtroppo). Qui invece l’ex Girls sembra studiare i sentimenti anziché viverli, al punto da risultare poco credibile persino in Stephen, dedicata alla memoria del fratellino morto all’età di due anni. Questa è stata la prima impressione, purtroppo confermata dagli ascolti successivi: tutti i pezzi restano carini e ben strutturati, nessuno diventa un classico. Per quanto sempre troppo impegnato a rimirare la propria travagliata bellezza, Owens era stato più credibile nel folk barocco di Lysandre o nel pasticciato ma vitale album d’esordio con i Girls; oggi dà l’impressione di non aver passato questo primo esame di maturità o, ancor peggio, di essere regredito alle scuole medie del suono, un po’ come è successo a un musicista peraltro di maggiori capacità quale Ryan Adams.
5,9/10
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Christopher Owens – Nothing More Than Everything To Me