di Marina Montesano
Drake non ha inventato un genere nuovo, ma uno stile sì; non è il miglior rapper o il miglior cantante r’n’b, ma il fatto di esser bravo in entrambe le cose e di passare armoniosamente dall’uno all’altro nell’ambito della stessa canzone lo rende immediatamente riconoscibile. Nel precedente Take Care aveva aggiunto delle basi musicali estremamente interessanti, con occhi e orecchie puntati verso il meglio della produzione elettronica contemporanea, James Blake in testa. Il nuovo Nothing Was The Same, a dispetto del titolo, ripropone la medesima formula: con il risultato che, se manca la sorpresa costituita dall’ascolto della splendida Marvin’s Room, il disco è anche più compatto e continuo del precedente. Il livello delle composizioni è quasi sempre elevato, con le lente, atmosferiche Furthest Thing, Own It, Too Much (quest’ultima potrebbe figurate benissimo in un disco del già citato James Blake) a guidare il lotto. Con Hold On, We’re Going Home (non per niente simpaticamente ripresa dagli Arctic Monkeys live @ BBC), poi, Drake trova il pezzo pop perfetto nella sua semplicità accattivante. Anche i testi non si discostano dal passato, alternando fierezza per i risultati (artistici ed economici) raggiunti a più articolate riflessioni sui rapporti umani (con il genere femminile in primo luogo, ma anche familiari e amicali). Con questo terzo disco, insomma, Drake si propone al top dell’hip-hop mainstream contemporaneo: al punto che, quando comincia il rap di di Jay-Z su Pond Cake, suona del tutto superfluo.
8,2/10
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Drake – Too Much (live @ Jimmy Fallon)