Giorgio Poi – Fa Niente.
Sorprende l’esordio come solista di Giorgio Poi: Fa Niente è un disco a metà strada tra scena internazionale e canzone italiana. Esattamente come il suo autore.
Giorgio Poi fra Italia e scena internazionale
Per quanti non lo sapessero, Giorgio Poi nasce e cresce in Italia fra varie città, poi molto giovane va a studiare musica a Londra e lì rimane. Lì diviene il cantante e chitarrista dei Vadoinmessico, di recente diventati Cairobi, autori di un indie pop non troppo lontano da certe atmosfere Vampire Weekend. Fra l’altro, quasi in contemporanea con questo Fa Niente, i Cairobi hanno pubblicato il loro esordio con il nuovo nome: torneremo a parlarne.
Fa Niente, però, è una cosa un po’ diversa. Giorgio Poi dichiara di aver ripensato spesso all’Italia in questi anni di lontananza. E come spesso succede a chi vive lontano la nostalgia mitizzante è sempre dietro l’angolo. Di qui il desiderio di un disco da solista, cantato in italiano.
Con Fa Niente, Giorgio Poi sembra cercare una via italiana all’indie
Rispetto alle band di cui ha fatto e fa parte, la voce è riconoscibile. In Fa Niente, però, è anche molto più esposta che in passato. E’ una cosa positiva: con un timbro un po’ nasale e una bella scioltezza, Giorgio Poi è un interprete interessante e facilmente riconoscibile. I testi, che pure riescono per evidenti ragioni più immediati per il pubblico italiano, sono poco narrativi. A volte surreali, a volte impressionistici, quadretti di quotidianità in cui troverete un po’ di tutto: dal dentifricio alle stagioni.
Il che potrebbe far pensare a un altro giovane cantautore contemporaneo come Calcutta (incidono anche per la stessa casa discografica). Ma musicalmente i due sono molto lontani. L’esperienza all’estero di Giorgio Poi è piuttosto evidente, almeno quanto la sua riscoperta passione per la musica italiana. Una via di mezzo tra Lucio Battisti e Mac DeMarco? Magari no, ma potrebbe essere la via giusta per l’indie nostrano.
Fa Niente è un disco solo in apparenza semplice
Ma veniamo alle canzoni. Alcune colpiscono al primo ascolto: certamente Niente Di Strano, con progressioni melodiche interessanti, allo stesso tempo tremendamente orecchiabile eppure originale, con strofa, bridge e ritornello (se tale può definirsi) perfetti.
E poi Acqua Minerale, dagli arrangiamenti molto belli e un gran basso in evidenza. Comunque questo si può dire di tutto il disco: si vede che Giorgio Poi ha una bella confidenza con la musica. Sono soltanto nove brani, due dei quali molto brevi, per poco più di mezz’ora. Ma è già abbastanza per segnalare Giorgio Poi come una delle voci più interessanti dell’Italia di questi tempi.
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