di Marina Montesano
Lo scorso anno l’esordio di Jake Bugg aveva diviso: da una parte quanti ne incensavano la freschezza, dall’altra i detrattori di una proposta ritenuta troppo revivalista e banale. Ma il disco era finito in cima alla classifica UK e il diciottenne era divenuto un piccolo fenomeno neo-pop-folk. Stupisce un seguito così rapido; già dal primo disco si evincevano facilità compositiva e un bell’orecchio melodico, il che deve aver fatto optare per la strategia di battere il ferro finché è caldo: il martello potrebbe essere la produzione di Rick Rubin, chissà se voluto da Bugg o dalla sua casa discografica. Shangri La, comunque, non risente in modo eccessivo della novità: rispetto al passato, il suono evolve verso una dimensione più energica e verso arrangiamenti più complessi, con risultati spesso interessanti. Nella prima direzione vanno brani come la punkeggiante What Doesn’t Kill You e Slumville Sunrise (accompagnata da un bel video del regista di This Is England, Shane Meadows), nella seconda l’ottima Kitchen Table. La vena melodica di Jake sembra lungi dal volersi prosciugare, e gli acquerelli gentili del primo disco vengono replicati in diversi episodi: su tutti Me And You. Insomma Shangri La non è la ‘svolta elettrica’ e neppure una rivoluzione, ma certo una bella conferma di un compositore non ancora ventenne.
8/10
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Jake Bugg – Slumville Sunrise