Jamie T è un segreto ben conservato dell’Inghilterra. Ricordo un suo concerto dello scorso anno alla Flèche d’Or a Parigi popolato più di entusiasti expats inglesi che di locali. Forse dipende dalla strana curva che ha avuto la sua carriera, fatta di bei dischi inframmezzati da lunghe pause. E fa quindi piacere che il nuovo Trick sia di soli due anni successivo al precedente, e ottimo, Carry On The Grudge.
Un artista inglese al di fuori degli schemi
Poi forse c’entra qualcosa anche la sua personalità musicale. Inglese come la birra tiepida (migliore, però), ma difficile da confinare in un genere come, per esempio, il brit-pop. Le sue influenze vanno dai Clash all’hip-hop, e questo magari finisce per spiazzare i tanti alla ricerca di definizioni più precise. Quest’ultimo disco non lo aiuterà molto, sebbene sia forse il suo più completo – non diciamo maturo perché è il termine non si addice a uno come Jamie T.
Contiene le caratteristiche che ci hanno fatto piacere i suoi dischi passati. Riprende le cadenze rap degli esordi su Drone Strike (e che rapper si rivela essere!), Salomon Eagle e Police Tapes. Tescoland, Crossfire Love e Robin Hood sono puro stile Clash. Le ballate dark pop del precedente Carry On The Grudge sono qui richiamate almeno da Tinfoil Boy e Sign of The Times. Mentre Power Over Man potrebbe essere la sua canzone più pop-e-basta. Joan Of Arc suona come una vecchia canzone degli Arctic Monkeys particolarmente malinconica.
L’album più riuscito
Il tutto è condito ancora una volta da testi densi, divertenti e tristi allo stesso tempo, quadretti di storie sentimentali esplose e di vite in bilico. Dragon Bones, piacevolissima sin dal primo ascolta, si candida a inno dei trip malinconici con il suo coretto:
“50000 miles up in the clouds / if I had a gun I’d blow my brains out”.
La lenta e orchestrale Self Esteem chiude il disco con il racconto di un rapporto che deraglia e di una “bassa autostima” che potrebbe essere quella dell’autore. Sebbene Trick ci mostri un Jamiet T perfettamente padrone dei suoi mezzi e, forse, della sua strada.
Comunque un disco di grande spessore, dove quasi ogni hook richiama un nuovo ascolto e che rassicura l’istinto di quanti nel ragazzo dall’aria storta degli esordi avevano già individuato un grande talento.
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