di Marina Montesano
Compito arduo, per Lykke Li, ripetere il successo di I Follow Rivers: una canzone che, a distanza di tre anni da Wounded Rhymes, si continua ad ascoltare pressoché ovunque, magari in uno fra i molteplici remix che l’hanno velocizzata, orchestrata, comunque modificata nel tempo. Forse per questo il nuovo disco si presenta come un affare differente, più introspettivo e apparentemente disinteressato al successo. La cantante svedese ha invece lasciato trapelare che ci sono ragioni personali dietro questa scelta, come la volontà di riflettere in musica un periodo sentimentalmente difficile. I Never Learn si apre con la chitarra acustica della bella title track e prosegue con il brano di lancio, nonché quello che fa subito breccia melodicamente: No Rest For The Wicked. Al pari della successiva Just Like A Dream, siamo ancora nei territori del dream pop che ha reso famosa Lykke Li. Tuttavia è sul piano compositivo che I Never Learn sembra più spento dei due dischi precedenti: per una Love Me Like I’m Made Of Stone scarna ed efficace, troppe altre canzoni hanno melodie banali e talvolta al limite del dolciastro. Speriamo allora che i fantasmi del successo e degli amori infelici abbandonino presto Lykke Li, lasciandola libera di far tornare alla luce un talento che certamente non manca.
6,8/10
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Lykke Li – No Rest For The Wicked