Pet Shop Boys Super
Pet Shop Boys Super
 
Potevano fare meglio, ma meritano un encomio alla carriera
 

 
di Mauro Carosio
 
I Pet Shop Boys, giunti al loro tredicesimo album in studio, sono la palese dimostrazione che è possibile rimanere se stessi e riproporre un marchio di fabbrica riconoscibilissimo senza risultare ridicoli, neppure a sessant’anni. Neil Tennant e Chris Lowe oggi guardano agli anni ’90, quelli di Bilingual e Nightlife, anni in cui il loro stile si era ormai affermato e i due preferirono evitare di lanciarsi in sperimentazioni poco rassicuranti. Super, quindi, non ha la potenza del precedente Electric, nel quale giravano atmosfere a tratti innovative e il sound generale era pervaso da una piacevole attualità paragonabile a Confession On A Dance Floor di Madonna. L’abilità dei Pet Shop Boys (aiutati anche stavolta dal produttore-fan Stuart Price) nel costruire brani perfetti per una serata dance non viene messa in discussione, ma in Super mancano pezzi degni di memoria, i tormentoni a cui il duo britannico ci ha abituati in passato. Certo il singolo The Pop Kids arriva diretto all’orecchio, ma il resto dell’album risulta essere  gradevolmente ascoltabile nella sua evanescenza, nulla di più. La sufficienza la meritano quanto meno alla carriera, ma Super non entrerà di certo nel gruppo di dischi che hanno fatto la storia di un genere in cui i PSB sono stati, e speriamo ritornino a essere, maestri assoluti.
 
6/10
 
The Pop Kids
 
 
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