di Marina Montesano
Synthpop minimalista e venato di malinconia, più che di velleità danzerecce, Pool segna il ritorno con maggiori pretese della band newyorkese che aveva esordito senza troppo clamore nel 2013 con Slow Dance In The Cosmos. Le pretese sono tutt’altro che mal riposte, dal momento che le qualità compositive dei Porches risultano notevoli; e anche le forme di cui ammantano stavolta le melodie sono d’aiuto: messe da parte le chitarre indie un po’ scontate, i suoni sintetici funzionano benissimo, soprattutto dopo qualche ascolto.
httpv://www.youtube.com/watch?v=IhG83uHDMkI
Be Apart
I singoli Be Apart e Hour sono giellini nonchalants, e anche quando tornano le chitarre, come in Car, ricordano soprattutto i Metronomy: ed è da considerarsi un complimento. La prima metà allinea i brani migliori, ma anche la seconda non sfigura. Insomma una band che forse cercava e ha trovato un’identità: nella composizione, nell’esecuzione elegante e un po’ sognante, in un minimalismo voluto anche per i titoli (a parte Even The Shadow, sono tutti di una sola parola), persino nel nome loro e del disco (Verande – Piscina; e l’acqua ritorna spesso nelle tracce). Suadenti più che travolgenti, saranno una bella sorpresa per molti.
httpv://www.youtube.com/watch?v=cedrrjoV04s
Hour
7,8/10