Abstract Concrete - Abstract Concrete

Abstract Concrete: la giovanile energia dall’ottuagenario Charles Hayward.

Entrare negli ottant’anni e ripartire con un combo di nuove/giovani leve della scena londinese, ecco quello che Charles Hayward, co-fondatore dei This Heat e dei Camberwell Now ha fatto e, a sentire il risultato, il lavoro dà un sonoro calcio in culo sia ai suoi coetanei che ripetono stanche formule sia ai novellini che manco riusciranno mai a raggiungere questi picchi.

Con una band che include Agathe Max (Mésange, UKAEA) alla viola, Otto Willberg (Yes Indeed, Historically Fucked) al basso, Roberto Sassi (Snorkel, Cardosanto) alla chitarra – Ciao Rob, lontani i tempi in cui da giudice alle selezioni Arezzo Wave ti vidi e fu subito colpo di fulmine sonoro -, Yoni Silver (Hyperion Ensemble, Steve Noble) alle tastiere e Hayward alla voce e sulle pelli, il progetto Abstract Concrete prende piede nel 2019 ed oggi esce con il primo lavoro a lunga durata e mi auguro non sia solo il primo.

Cosa si ascolta nell’opera prima degli Abstract Concrete

Il disco, pubblicato da The State 51 Conspiracy,  si apre con Almost Touch ed è subito meraviglia straniante, la melodia del violino ci dice una cosa e il drumming un’altra, lo scarto canterburiano è dietro l’angolo, l’inaspettato conturbante dato dalla voce di Hayward e dai cambiamenti di atmosfere e generi (qualcuno ci sente il Prog?) ci dicono, in sette minuti di durata, già che siamo di fronte ad un lavoro di rara bellezza.

This Echo gioca ad incrociare una giga con una ballad, di nuovo la voce non può non scavar viscere addormentate, l’incrocio tra i diversi strumentisti è magia da tempo immemore inudita, la temperatura si alza e si abbassa a loro comando; Sad Bogbrush arriva da molto lontano, atmosfere lounge con quel violino e quella chitarra intrusi ma ben accetti che ci portano invece all’oggi, un episodio nuovamente inevitabile, quasi la resa in musica dell’atomo punk.

Ventriloquist/Dummy è una delle summe, Sassi frippeggia come solo lui sa far su un sostenuto tempo dispari farina del sacco di Hayward, le tastiere evocano fantasmi Vandergraffiani, ancora brividi down my spine, lucida follia ma lucida assai, al punto che ci sento pure il Booji Boy dei Devo…

Quando uscì in Italia The Day The Earth Stood Still fu intitolato Ultimatum Alla Terra, era il film con Klaatu, pellicola divenuta iconica per molti aspetti ma che qui, invece, diventa una sacrale riflessione sulla contemporaneità; la declamazione di Hayward è ieratica e, al tempo stesso, laica e , soprattutto, infinitamente toccante, una mini suite che si affida a ricordi mai domi e che per tutta la sua durata con quel progredire verso un ordinato noise dissonante ci ricorda come il post rock deve essere, una The End per le nuove generazioni, quanto la avrei voluta sentire da Nico…

La chiusura di Tomorrow’s World appare quasi esser compendio consolatorio, canzone molto wave ma si notino, ancora, gli incastri sonori e l’arrangiamento estremamente complicato pur nel suo sembrare semplice, insomma il segreto della musica con la M maiuscola.

Grandissima stima all’ottuagenario solo anagraficamente Charles Hayward e alla sua band che compiono uno dei pochissimi miracoli di questo terrificante 2023 che è solo prodromico al prossimo anno bisesto…

Abstract Concrete - Abstract Concrete
9 Voto Redattore
0 Voto Utenti (0 voti)
Cosa ne dice la gente... Dai il tuo voto all'album!
Sort by:

Be the first to leave a review.

User Avatar
Verificato
{{{ review.rating_title }}}
{{{review.rating_comment | nl2br}}}

Show more
{{ pageNumber+1 }}
Dai il tuo voto all'album!

 

 

print

Collaboratore per testate storiche (Rockerilla, Rumore, Blow Up) è detestato dai musicisti che recensisce e dai critici che non sono d'accordo con lui e che , invece, i musicisti adorano.

Lascia un commento!

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.