L’inquietante esordio di Alessandro Rocca: Transiti.
Transiti, disco d’esordio del cantautore varesino Alessandro Rocca, si presenta con una copertina inquietante e pregevole, frutto del lavoro dell’artista Andrea Tomassini. Ciò che la cover promette è ampiamente mantenuto nei dieci intensi brani, ognuno identificato, laconicamente, da una singola parola. I transiti del titolo sono percorsi di vita, intrisi di morte e sofferenza.
![Recensione: Alessandro Rocca - Transiti](https://i0.wp.com/www.tomtomrock.it/wp-content/uploads/2020/09/transiti.jpg?resize=300%2C300&ssl=1)
Se per i titoli Rocca si è trattenuto con le parole, di certo non lo ha fatto con i testi, lunghi, pieni di domande, richieste di attenzione e tanto “sano” nichilismo. Solo nel brano finale, Transiti, c’è una piccola luce, con l’abbozzo di refrain che chiude l’album: “Io voglio vivere, non l’ho scelto sì, ma voglio vivere”.
La musica e le collaborazioni
Gli arrangiamenti assecondano perfettamente il racconto, magari un po’ ansiogeno, racchiudendolo in un ambiente cameristico, avvolgente, dove domina un costante arpeggio di chitarre. Sono curati dal chitarrista e multistrumentista Luca Gambacorta, che tramite l’uso del mellotron e di altre tastiere sfiora anche certe sonorità del progressive rock. Sono anche fondamentali gli apporti al violoncello di Cecilia Santo, il contrabbasso di Marco Di Francesco e il clarinetto di Paolo Grassi. Del tutto assenti, o quasi, le percussioni. La voce di Rocca intona i suoi brani con una cadenza costante, scandendo i termini più lugubri e duri con una forza disperata.
Transiti, un lavoro decennale per Alessandro Rocca
Per lui sono stati dieci anni di lavoro, alla ricerca del tono giusto per questo progetto. Alla resa dei conti, Transiti è un eccellente disco, coraggioso e sferzante.
Di certo non lascia indifferenti e che non sia di facile ascolto è un fatto. Questo porta, con una certa cautela, a confronti con artisti come Vic Chesnutt, Sufjan Stevens o a certi nostri cantori del malessere esistenziale come il Claudio Lolli degli inizi. Tutta gente che si fa domande, anziché sentenziare come tanti fanno, fuori o dentro il panorama musicale del nostro paese.
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