Alice Coltrane - The Carnegie Hall Concert

Pubblicato per la prima il concerto alla Carnegie Hall di Alice Coltrane.

Prima di addentrarci nella recensione di questo concerto inedito del 1971 (un solo brano, Africa, era già apparso per la Hi Hat nel 2018) e ora pubblicato dalla Impulse!, è opportuno ripercorrere la figura di colei che, dopo un periodo di oblio (se non addirittura di ostilità), è oggi universalmente riconosciuta come una delle principali fonti dello ‘spiritual’, genere di cui tanto si parla a proposito di molto jazz contemporaneo.

Breve biografia di Alice Coltrane

Scomparsa nel 2007, Alice McLeod era nata a Detroit in una famiglia di musicisti (la madre corista gospel, il fratello apprezzato batterista jazz e la sorella autrice di successi per la Motown, la celebre etichetta della città natale). Dopo un lungo apprendistato, che la porta a studiare anche con Bud Powell a Parigi, entra nel gruppo del vibrafonista Terry Gibbs.

Nel 1963, proprio con questa band, Alice suona al Birdland, prima del celeberrimo quartetto di John Coltrane; non è la prima volta che ascolta dal vivo il sassofonista: è già accaduto a Parigi, e poi l’anno prima a Detroit. Ma questa volta, nel camerino dove i musicisti aspettano di esibirsi, gli parla. Trova il coraggio di dirgli quanto sia meravigliosa la melodia che sta suonando, per sentirsi rispondere che l’ha composta per lei.

Il resto viene da sé con l’abbandono del gruppo di Gibbs e l’inserimento nella cerchia di musicisti con cui Coltrane sta progettando di proseguire e ampliare il suo discorso musicale. È il momento in cui il quartetto storico (composto da McCoy Tyner al pianoforte, Jimmy Garrison al contrabbasso e Elvin Jones alla batteria) si sfalda (e velatamente Alice ne verrà considerata responsabile, per via di una presunta incompatibilità con Tyner). Ma forse sarebbe meglio dire che il quartetto deflagra: prima nella superformazione di Ascension, poi con l’ingresso in pianta stabile di Pharoah Sanders e di Rashied Alì, e infine con quello di Alice Coltrane (ha sposato John quell’anno). La prima volta è in Infinity, registrato il 16 giugno 1965, dove suona l’arpa e il tamboura; al piano c’è ancora Tyner (e se non bastasse a sfatare la presunta incompatibilità, lo stesso McCoy la chiamerà nel 1970 a suonare in Extensions).

Saranno due anni in cui la ricerca musicale di Trane si farà quasi feroce, spiazzando sia il pubblico che la critica. Lei gli sarà sempre vicino, non solo musicalmente: l’interesse per le filosofie orientali ne fa la sua interlocutrice privilegiata.

Dopo la scomparsa di Coltrane nel 1967, Alice continua il suo percorso: nel 1968 incide A Monastic Trio, Huntington Ashram Monastery nel 1969 e Ptah the El Daoud e Journey In Satchidananda nel 1970.

Alice Coltrane alla Carnegie Hall, febbraio 1971

Proprio da quest’ultimo disco arrivano i primi due brani del concerto tenuto alla Carnegie Hall il 21 febbraio 1971. Sul palco insieme a lei Kumar Kramer e Tulsi Reynolds, rispettivamente all’harmonium ed al tamboura, due sassofonisti (Pharoah Sanders e Archie Shepp), due contrabbassisti (Jimmy Garrison e Cecil McBee) e due batteristi (Ed Blackwell e Clifford Jarvis).

Sia Journey In Satchidananda, con una lunga introduzione di arpa e il sinuoso sax di Sanders, che il successivo Shiva-Loka fanno emergere chiaramente gli stilemi dello spiritual jazz. Con i pregi e i limiti imposti in questo caso dalla scelta di un’ostinata ripetitività (entrambi i brani superano i quattordici minuti) che richiede la piena adesione dell’ascoltatore (di certo più facile in un evento dal vivo). Gli altri due brani, Africa e Leo, sono entrambi a firma di John Coltrane, quasi a rivendicarne l’eredità: la musica si fa incandescente, nella  migliore tradizione del free di quegli anni, i due sax prendono il sopravvento, lasciando però ampio spazio (e qui la durata è rispettivamente oltre i ventotto e i ventuno minuti) anche ai batteristi, che si producono in lunghissimi soli.

Documento fondamentale, ma solo per gli amanti dei generi, incisione discreta ma non eccelsa.

Alice Coltrane - The Carnegie Hall Concert
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Da ragazzo ho passato buona parte del mio tempo leggendo libri e ascoltando dischi. Da grande sono quasi riuscito a farne un mestiere, scrivendo in giro, raccontando a Radio3 e scegliendo musica a Radio2. Il mio podcast jazz è qui: www.spreaker.com/show/jazz-tracks

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