Alicia Keys ritorna con un disco dalle molteplici sfaccettature: Alicia.
In un’intervista a Complex per l’uscita del suo settimo album Alicia – originariamente previsto per i primi mesi del 2020 e posticipato a causa della pandemia – Alicia Keys ha dichiarato di essere arrivata a un punto della vita in cui finalmente ama e accetta tutte le diverse sfaccettature della sua persona. Per questo ha intitolato l’album con il suo nome.
Con queste premesse non stupisce che i quattordici brani (più una sorta di intro) del disco appaiano il riflesso di questa molteplicità. A ben guardare si potrebbe anche individuare il motivo di questa estrema varietà nel fatto che gli autori sono tutti diversi. E a voler essere cattivi si potrebbe pensare che, esaurendo lo spettro musicale a disposizione, si finisca comunque per accontentare più palati possibili (in un’epoca in cui l’ascolto è comunque più del singolo che dell’album intero).
Una voce superlativa per composizioni non sempre all’altezza
Così Time Machine è un funk impallidito che guarda a oriente, mentre la sciapa Wasted Energy è un reggae senza pretese. Authors Of Forever è perfetta per chi aveva vent’anni ai tempi di All Night Long; con l’invito a non soffermarsi sul testo che recita testualmente: We’re all in this boat together And we’re sailin’ toward the future and it’s alright. Il primo sussulto arriva con Underdog (scritta con Ed Sheeran), ma è 3 Hour Drive di e con il producer inglese Sampha che finalmente centra il bersaglio.
https://youtu.be/XDCXT7C7lnk
Siamo a metà e ancora questo Alicia non convince. Non succede nemmeno con il sensuale R&B di Show Me Love (qui invece c’è Miguel; anche i featuring sono ovviamente pensati con il bilancino). Nell’ultima parte le cose migliorano un po’ con Gramercy Park e You Save Me. Ma Love looks Better (presentato in anteprima live durante l’NFL Kickoff 2020) sembra uno scarto di Michael Jackson e la troppo compiaciuta Jill Scott (sì, si intitola così, indovinate con chi?) non inducono all’ottimismo. Invece il meglio arriva alla fine con due brani per voce e pianoforte: Perfect Way To Die (su Instagram la Keys ha specificato che il titolo non ha senso, non c’è un modo perfetto di morire) descrive il momento inenarrabile di una madre che riceve la notizia della morte del figlio (ucciso dalla polizia?). E Good Job, un’altra ballata dedicata alla gente normale, che ogni mattina si alza e fa quello che deve fare senza troppo proclami. La voce della Keys, sempre limpida e elegante, non ha rivali e merita il tempo dell’ascolto. Per l’acquisto forse meglio pensarci su.
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