La danza, Asaf Avidan e il nuovo disco Anagnorisis.
Haruki Murakami, nel suo stupendo romanzo Dance Dance Dance, ci insegna che per trarre un qualsiasi senso dalle nostre vite dobbiamo attraversarle a passo di danza. Dobbiamo farlo bene, tanto da destare l’ammirazione altrui. Strato dopo strato la cognizione del tempo vacilla, la logica si deforma, le leggi di gravità risultano alterate nella linea di confine tra vertigine e realtà. Dobbiamo smetterla di preoccuparci di quello che gli altri penseranno di noi, altrimenti sbaglieremo i passi.
Anagnorisis, il nuovo album di Asaf Avidan, parte dallo stesso presupposto. Un filo sottile lo lega all’esibizione live del 2016, all’interno del programma TV “La mia danza libera”, dove Asaf Avidan accompagnava con la sua Bang Bang un balletto eseguito da Roberto Bolle e Anna Tsygankova. I video promozionali di Anagnoris sono infatti tutti incentrati sulla danza.
Due video importanti
Si parte da una firma di gran classe. Il filmato relativo alla canzone che dà il titolo all’album è infatti diretto niente di meno che da Wim Wenders, un regista che tanto ha dato e ricevuto dal rock – dalle sue collaborazioni con Nick Cave, Lou Reed e Ry Cooder nell’indimenticabile colonna sonora di Paris, Texas fino alla riscoperta della musica cubana in Buena Vista Social Club.
Ma per quanto reminiscente delle scene circensi del suo storico film Il Cielo Sopra Berlino, il video girato in quest’occasione da Wim Wenders impallidisce, per potenza d’impatto, di fronte a quello molto più scarno e spontaneo girato (da chi?) per Earth Odyssey, la vera apoteosi dell’album. Lì – in una canzone superlativa – i protagonisti si ritrovano a danzare a modo loro, in stile lockdown, nelle loro varie rispettive abitazioni. E subito avverti un senso di libertà, come quando sei solo in casa, nessuno ti vede, e puoi finalmente scatenarti.
Tmu-Na
Il percorso riguardante la danza non finisce qui. Per la magnifica Lost Horse i ballerini del video inscenano movenze e atmosfere tipiche di una particolare forma teatrale israeliana chiamata Tmu-Na. Essa fu fondata da Nava Zuckerman, una donna coraggiosa e straordinaria che ho avuto l’onore di conoscere e frequentare a Tel Aviv nella seconda metà degli anni Novanta. L’espressività del Tmu-Na si avvicina al Butoh giapponese, tanto per rendere l’idea.
Asaf Avidan non rinnega il passato, ma in Anagnorisis c’è qualcosa di nuovo
Si sarà forse capito che stravedo per Asaf Avidan. Nei miei articoli precedenti per Tomtomorock avevo provato ad andare a fondo per capire le sue musiche e i suoi testi, ma questa volta non sono alla ricerca di una critica intelligente. Sì, lo so, in Anagnoris si avvertono rimandi junghiani e freudiani, influenze che vanno da Bob Dylan a David Bowie, significati ancora più profondi che sono stati sviscerati dallo scrittore Jonathan Safran Foer (autore di “Ogni cosa è illuminata” e fan di Asaf Avidan) in un suo articolo per il supplemento culturale “La lettura” del Corriere della Sera. Ma quest’album di Asaf Avidan – pur contenendo in sé frammenti degli echi blues/rock di The Reckoning, degli omaggi a Leonard Cohen di Different Pulses o Study Of Falling, delle atmosfere brechtiane o da cabaret weimariano di Gold Shadow – si distingue da tutti questi suoi lavori precedenti. Perché qui si danza.
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