Asaf Avidan

Asaf Avidan

 

A inizio ottobre parte il tour europeo: alcune considerazioni sulle canzoni di Asaf Avidan.

Quante volte ci è capitato di sentire la solita solfa secondo cui la musica è terapia? Per Asaf Avidan invece la musica si avvicina a un significato ben più profondo, tra la vita e la morte: è chirurgia. Nel suo primo album, The Reckoning, ricorrono numerosi riferimenti a una o più infermiere o compagne di corsia ospedaliera pronte a salvarlo dall’abisso. In canzoni come Maybe You Are, A Ghost Before The Wall e Little More Time Avidan padroneggia con disinvoltura uno stile che quando è fatto bene funziona alla grande nel rock. C’è riuscito Prince in Rock ‘n’ Roll Love Affair. E’ la capacità di dar voce alle sensazioni dei due protagonisti, quello maschile e quello femminile, in un rapido susseguirsi di battute viste prima dalla prospettiva di lui e poi da quella di lei o viceversa.

 

Nel secondo album, Different Pulses, la vita del protagonista viene descritta come una ferita che lui gratta perché sanguini ancora. In Cyclamen, traccia numero quattro, il protagonista sa che sta per morire, mentre poco prima, in Thumbtacks In My Marrow, si fa esplicitamente riferimento al suo midollo. E che dire dei ringraziamenti finali rivolti al personale del dipartimento di ematologia presso l’ospedale di Hadassah ein Kerem, grazie ai quali è stato per lui possibile “essere qui a fare musica”? Al di là dei soliti discorsi sul valore terapeutico dell’arte in generale, “essere qui a fare musica” sembra l’esito della battaglia di uno che ha visto la morte in faccia.

Asaf Avidan e la termodinamica

In Little Parcels Of An Endless Time (tratto dal suo disco più recente, Gold Shadow), “tutte le scienze motorie / non sono in grado di calcolare i miei cambiamenti”. Avidan non è nuovo a incursioni nel ramo scientifico. In occasione del suo magnifico concerto all’Orion di Ciampino dell’11 settembre 2015 s’era già lanciato in una divertente digressione in stile rap sulla seconda legge della termodinamica, spiegando praticamente che siamo fottuti dato che il mondo volge verso l’entropia e il caos totale. Con Gold Shadow affina le armi della sua specialità, cioè le canzoni di addio e separazione. Ci sono versi per la sua amata come “dimmi, pensi di avere l’esclusiva su ogni ombra di rimpianto in agguato presso ciò che pensi la vita dovrebbe essere?”. Oppure – sempre in Those Words You Want To Hear – “è condiscendente ed è triste / ma tu non sei l’unica ad aver avuto una vita così / mi spiace mia cara ma è questo che tutti vogliono sentirsi dire”. Il messaggio è: mia cara, non sei tanto diversa dagli altri, nonostante le tue pose.

La passione per Leonard Cohen

Ma il vero idolo di Asaf Avidan rimane Leonard Cohen, di cui vorrebbe essere il “discepolo preferito”. Si confrontino le seguenti parole (meglio lasciarle in originale) di un’ennesima canzone d’addio “I think you’re blind and I think you’re deaf / and touching is the only sense you got left” con i memorabili versi “I couldn’t feel / so I learned to touch” tratti da Hallelujah di Cohen. Conspiratory Visions Of Gomorrah è puro Cohen. Ma il vertice viene raggiunto in The Labyrinth Song dove sia l’atmosfera sia il nome dell’eroina (Ariadne) omaggiano due grandi muse di Leonard Cohen: Suzanne e Marianne.

Da Cohen ha preso la ricerca dell’intimità, da Tom Waits il gusto per la teatralità. Da entrambi è lontano anni luce per la voce, che in Asaf Avidan è quasi femminea, quasi angelica anche se con una punta di inquietudine. In un’intervista ha affermato che un giorno “dovrà” suonare con Leonard Cohen.

Leonard, ascoltalo!

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Trevigiano di nascita e romano di adozione. Nel maggio 2016 ha pubblicato “Ballando con Mr D.” sulla figura di Bob Dylan, nel maggio 2018 “Da Omero al Rock”, e nel novembre 2019 “Twinology. Letteratura e rock nei misteri di Twin Peaks”.

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