Alvvays - Blue Rev

Alvvays – Blue Rev: il quintetto canadese ritorna dopo cinque anni difficili

Gli (o forse le) Alvvays non incidevano dal 2017 del secondo album Antisocialites. Nel loro caso a causare il ritardo non c’è stato solo il tempo sospeso e angosciante della pandemia, ma anche un po’ di maleventi specifici tipo nastri rubati e apparecchiature rovinate dall’acqua. A cui vanno aggiunti due cambiamenti nella formazione. E dunque, solo per la granitica volontà di arrivare a pubblicare Blue Rev la band canadese merita un plauso. E un plauso pressoché unanime è arrivato anche per la  musica contenuta nel disco.

Noi ci è messa tanta buona volontà, ma tutte queste mirabilie di cui gli altri parlano davvero non siamo riusciti a trovarle. La musica scorre certamente fluida, frizzante, concisa – meno di 40 minuti per 15 pezzi –  e sovente più angolosa rispetto al passato (meno dream pop e più jangle pop, diciamo, e qualcuno ha persino citato i Pixies) e anche Molly Rankin aggiunge un filo di cattiveria al canto. Il problema à che la fluidità di cui  si diceva non conosce grosse variazioni e, di conseguenza, la frizzantezza va a sgasarsi canzone dopo canzone. Anche perché la varietà non è mai stato il punto di forza dei nostri/nostre.

Il problema di Blue Rev è la troppo omogeneità

Qua e là ci sono guizzi. Very Online Guy parte con synth e insolita ritmica disco ma poi si adegua all’andazzo generale chitarre avanti e pedalare. Pomeranian Spinster mostra una certa foga e a un certo punto deraglia simpaticamente. Bored in Bristol rallenta un po’ rispetto al resto e suona nostalgica facendo ripensare all’eponimo primo album della band. Tom Verlaine (*) fa sorridere raccontando di una delusione sentimentale legata a qualcuno che come unico merito ha quello di somigliare al leader dei Television.  Prese una per una piacciono, il problema – come detto –  è quando le si mette i fila. Davvero diversa dal resto è solo la conclusiva Fourth Figure, elegiaca e romantica. Peccato duri appena un minuto e venti secondi.

Intendiamoci, non si parla certo di un brutto disco; l’impegno che Molly e compagnia ci mettono è indiscutibile, lo spirito è positivo e dal vivo c’è da immaginare che sappiano coinvolgere. Però, se terminato l’ascolto di Blue Rev si fa l’errore di andare su un altro disco ‘pop’ tipo Dear Scott di Michael Head ecco che la differenza (a favore di Head e del suo dissipato savoir faire melodico) salta subito all’orecchio.

(*) “Tom Verlaine ha scritto un pezzo che si chiama Always e non abbiamo voluto ricambiargli il favore”.

Alvvays - Blue Rev
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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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